
Pro Loco Michele Caputo
Moschiano (Av)


Associazione Culturale e Sociale apolitica e non a fini di lucro
Ultimo Aggiornamento 27 Ottobre 2024
In questa pagina continuiamo con la lista di tardizioni Moschianesi (religiose e non) passate e/o ancora in voga in ordine cronologico.
La seconda parte va da meta' Giugno, con la festa del Corpus Domini, fino alla fine dell'anno.
L'augurio e' che almeno il ricordo di queste trradizioni, molte di esse cosi' a cuore ai notri antenati, possa perdurare e servire da insegnamento per il futuro a tutti i livelli e per tutte le occasioni.
Clicca su una tradizione nella lista seguente per maggiori dettagli:
Parte 2
La Festa e Processione di Sant'Anna
Corpus Domini
Forse non tutti sanno o ricordano che l’attuale Parrocchia Maria SS della Carita’ in Moschiano e’ di recente formazione essendo stata costituita solo negli anni ’80 dalla fusione di due Parrocchie: Maria SS del Rosario a CapoMoschiano e Parrocchia San Bartolomeo e Corpo di Cristo per “Piazza” e “Croce”.
Ancor prima le Parrocchie erano si due ma la “residenza” della Parrocchia San Bartolomeo era giu’ al rione Croce nell’attuale Chiesa della Confraternita dell’Immacolata dove vi era anche la statua di San Bartolomeo. La chiesa in Piazza invece, anche se molto antica, era una “semplice cappella” anche se con diritti particolari ed e’ stata destinata a sede della Parrocchia solo nel 1941 col nome di Parrocchia San Bartolomeo e Corpo di Cristo. (cfr P. Moschiano, Il Santuario della Madonna della Carita’ – Istituto Anselmi – 1972 pp 25 e segg.). La statua del Santo e’ stata trasferita in Piazza negli anni ’70 dal caro e compianto Don Salvatore Pierro.
Non conosciamo le esatte ragioni del perche’ della denominazione “Corpo di Cristo” alla cappella originale (lo si cita gia’ nel 1600), ma di sicuro questo titolo e’ stato sugellato nell’800 dall’arricchimento sull’altare maggiore di un quadro (forse copiato da un simile dipinto di G.B. Pittoni) di Gennaro Martorano : “La Comunione degli Apostoli” .
Il Corpo di Cristo appunto o Corpus Domini.
La festa del Corpus Domini quindi fa parte integrante della storia di Moschiano.
Vogliamo qui ricordare come avveniva negli anni ’60 e ’7o ed in un certo senso avviene ancora con le parole di un nostro amico:
“Quasi tutta la strada principale di Moschiano veniva cosparsa di fiori. Fiori semplici, di campo. Ginestre e papaveri per la maggior parte di cui le nostre alture ed il Monte e la Serra in particolare a Maggio e Giugno ne erano piene e che si potevano ammirare nei loro colori giallo e rosso dalle vie del paese oppure venendo su da Lauro. C’erano anche dei fiori selvatici bianchi. Non era proprio la famosa “Infiorata" che si faceva a Noto (Sicilia) o in altri paesi ma non aveva niente da invidiare. Ricordo il caldo e Don Salvatore (il Parroco ndr) con il piviale, il velo e l’Ostensorio iniziare la processione sotto il baldacchino dorato, ricamato, sostenuto da quattro persone dalla Chiesa parrocchiale scendendo giu’ alla Croce per poi risalire a Capomoschiano e tornare in Piazza. Ogni 50-100 metri c’era un altarino. Chi sotto un portone, chi in mezze alla strada. Tutti addobbati alla meglio, con le tovaglie e/o le lenzuala “buone” quelle di lino. Un quadro, una statua o un Crocefisso al centro. Dei candelieri. Tanti fiori. Si aspettava il SS Sacramento. Gesu’ che veniva a farci visita nelle nostre case. E la processione si fermava a tutte le improvvisate cappelle per la Benedizione. Si seguiva un ordine ben preciso. Ci si fermava solo a quelle sul lato destro di marcia. Le altre cappelle dovevano aspettare il loro turno al ritorno della processione per la stesssa strada. Ed ad ogni sosta i gesti si ripetevano. Il Sindaco o un altro “anziano” apriva l’ombrellino da cerimonia per accompagnare il Signore da sotto il palio all’altarino. Il Parroco che appoggiava l’ostensorio sull’altare, l’incenso, la benedizione, le litanie, E poi si riprendeva per la prossima cappella mentre una parte della gente che seguiva la processione intonava tra una sosta ed un altra: “Sia lodato ogni momento il Santissimo Sacramento” e un’ altra parte rispondeva: “Oggi e sempre sia lodato Gesu Cristo sacramentato”, quasi a parafrasare il Conte di Carmagnola.
E si girava tutto il paese fino a ritornare in parrocchia per l’ adorazione e la benedizione finale.”
![]() Corpus Domini |
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![]() Pietra limite parrocchie |
Il 14 Giugno
Il 14 Giugno dovrebbe essere una grande festa a Moschiano in quanto e’ l’anniversario della incoronazione della Madonna della Carita’ (14 Giugno 1886). In realta’, se si eccettua la grande festa del 1986 per il centenario dell’Incoronazione (vedi foto a lato) questa ricorrenza e’ si una festa in onore della Madonna celebrata con il pellegrinaggio alla Carita’ ma in forma molto minore.
Per un ricordo piu’ dettagliato della festa del centenario rimandiamo all’opuscolo pubblicato nell’occasione dai Parroci di Moschiano (vedi foto).
Riportiamo qui di seguito un estratto dal libro citatao del prof Pasquale Moschiano dove si parla dell’Incoronazione:
“Dopo la meta’ del secolo scorso il nostro Santuario diventava sempre piu’ frequentato dai devoti di tutto il Vallo di Lauro.
Poi crebbe ancora la sua notorieta’ e vi notammo la presenza di molti cittadini di Montefortee di Nola nelle due piu’ importanti festivita’ annuali, il Lunedi’ in Albis ed il Lunedi’ di Pentecoste.
Cosi’ la devozione verso la Madonna della Carita’ non fu soltanto un fatto esclusivamente localema un pio sentimento che si diffuse oltre I confine della nostra valle.
L’Erimita questuante discendeva dal colle ed arrivava fino ai paesi dell’agro nolano per raccogliere le offerte. Percorreva la zona di Palma Campania, raggiungeva Monteforte, Forino ed altri paesi a questi vicino.
Non mancavano gli ex voto che di solito consistevano in offerte di oro, donate per la massima parte dai Moschianesi.
Questo acrrescersi del culto indusse il paese a proporre la causa dell’incoronazione della Madonna ch fu senz’altro l’evento piu’ importante della storia del nostro Santuario.
Fu necessario, per questo, istruire una pratica abbastanza lunga che contenesse le varie testimonianze di grazie ricevute dai devoti. Il carteggio che testimonia tutto cio’ e’ depositato presso l’archivio della Curia di Nola.
In prima istanza fu rivolta una petizione al Vescovo di Nola (mons. Giuseppe Formisano Vescovo dal 1855 al 1890) perche’ proponesse al Capitolo Vaticano l’incoronazione della Madonna della Carita’.
Ne riportiamo integralmente il testo: << I sottoscritti, clero e popolo del Vallo di Lauro – memori delle innumerevoli grazie ricevute dall’Altissimo, per la potentissima e visibile protezione della Vergine S.ma che sitto il titolo della Carita’ si venera in Moschiano alla contrada detta Monte da antichissimi tempi. Memori e testimioni di non pochi miracoli ottenuti dalla lodata Vergine.
Memori che non solo nella presente invasione colerica, ma anche in tutte le altre furono, sua graziosa mercede sempre incolumi.
Supplichiamo umilmente e caldamente V. E. R.ma a proporre al capitol del Vaticano l’incoronazione di Maria S.ma della Carita’, che si venera in un’antichissimo Santuario in Moschiano alla contrada detta un tempo Monte e adesso in memoria della Vergine la Carita’ – Clero di Moschiano – firme – popolo di Moschiano – firme >>.
Inoltrata la pratica, esaminati I documenti, il Capitolo Vaticano approvava la richiesta d’incoronazione della Madonna della Carita’. Il decreto di tale conferma e’ conservato in cornice presso il Santuario.
Per l’occasione I Moschianesi offrirono alla loro Madonna una corona artistica fatturata tutta d’oro, incastonata di perle e pietre preziose.
Il 14 Giugno 1886, nel corso di una solennissima cerimonia alla quale presenzio’, sebbene inoltrato negli anni, Giuseppe Formisano, vescovo di Nola gia’ da 31 anni, la corona fu finalmente depositata sul capo della Statua.
Nel Santuario, si conserva una lapide che commemora il solenne avvenimento.
<< Perche’ fosse perpetua la memoria – della coronazione della S.S. Vergine sotto il titolo – della Carita’ che si venera in questo tempio – e della festa grande che I fedeli a loro spese – ne fecero il di 14 Giugno MDCCCLXXXVI. I Moschianesi posero. L’anno MDCCCXCI>>.
![]() LIbretto anniversario incoronazione |
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![]() Celebrazione al Santuario |
![]() Arrivo del Vescovo |
![]() Inzio delle celebrazioni |
![]() Santa messa |
![]() Santa messa |
![]() Don Salvatore Pierro |
![]() Santa Messa |
![]() Don Salavatore e Don Rocco Napolitano |
![]() Don Salvatore Pierro |
![]() centenario Incoronazione - Crocefisso |
![]() Sindaco ed autorita' |
![]() Don Salvatore e Don peppino Manfredi |
![]() Il coro |
![]() SIprocede all'incoronazione |
![]() Incoronazione |
![]() Madonna della Carita' |
![]() Madonna della Carita |
![]() lapida ricordo |
![]() IMG_328processione serale |
![]() processione serale |
![]() Celebrazioni 125 anniversario |
![]() Celebrazioni 125 anniversario 2 |
Le Rogazioni
Ancora dai ricordi di un nostro amico delle celebrazioni negli anni ‘60:
“Le Rogazioni sono preghiere, e processioni propiziatorie per un buon raccolto. Non ricordo esattamente come o quando queste avvenivano a Moschiano. Ho solo nella mente delle vaghe immagini di Don Salvatore con un pesante piviale uscire dalla Chiesa dell’Immacolata giu’ alla Croce con un gruppetto di persone per lo piu’ vecchiette guidate da noi chierichetti ed avviarci verso la Chiesa in Piazza. Durante il percorso Don Salvatore intonava la litania dei Santi e il popolo dietro rispondeva. Kyrie eleison, Christe eleison … e cosi’ via finoa Propitius est, parce nos, Domine, Ab omni malo, Libera nos, Domine … etc.
Non era una “grande” processione. Di sicuro era il segno di fede di gente umile, lavoratrice che, come diceva Tenco andava, pensava (e pregava aggiungiamo noi) per la “solita strada bianca come il sale. Il grano da crescere, I campi da arare. Guardava ogni giornio se piove o c’e’ il sole per sapere se domani si vive o si muore”.
Ma la differenza era (e spero sia) che riponeva una grande fiducia nel Creatore. “Non aveva paura” ed al tempo stesso “Non perdeva la Speranza”. Fede popolare, Fede d’altri tempi. Ma Fede vera.”
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![]() Emilia Tramontano, Salvatore ed Olindo DFoto 1957/58 ca |
![]() Sant'Anna sfilata moda anni '70 |
![]() Sant'Anna recita anni '70 |
La Festa e Processione di Sant'Anna
Questa e’ una delle “feste” e processioni che a Moschiano si perdono nel tempo. Di sicuro sappiamo che la signora Bianca Mazzocca la organizzava gia’ a fine ‘800. Sua figlia Emilia Tramontano si pese poi cura di essa, ma quasi certamente la festa e processione venivano organizzate prima di loro forse da loro antenati.
Con la signora Bianca c’era anche Carmela Moschiano mentre aiutavano la signora Emilia, Elena Moscatello (moglie di Silvio Dalia), Maria Graziano (moglie di Salvatore Carbone) e Carmela Moschiano (madre di ‘Antonio ‘o meccanico). Quando la signora Emilia mori. Le altre proseguirono con la tradizione passando poi il testimone ad altre persone.
Come con quasi tutte le altre feste vi erano delle messe e la processione, che attirava molta partecipazione sopratutto da parte femminile essendo Sant’Anna, Madre di Maria, patrona delle partorienti.
Con le offerte dei fedeli il comitato festa spesso metteva da parte una piccola somma ed organizzava una piccola festicciula su a Capomoschiano nello spazio antistante la chiesa oppure giu’ al vicolo nello spazio denominato un tempo “o sole e Lelio”
Con la venuta del Parroco Don Peppino Manfredi a fine anni ’60, le festiccule diventarono parte integrante delle celebarzioni in onore di Sant’Anna. Egli comincio’ a coinvolgere anche I giovani della parrocchia e con l’aiuto di alcuni di essi, Marco Arpaia e Antonio Santaniello per citarne alcuni, organizzava la sera del giorno della ricorrenza liturgica (il 26 Luglio) piccole recite, saggi canori e qualche volta, grazie alla vena creative di Marco Arpaia perfino sfilate di moda.
Verso la fine degli anni ’70 con l’introduzione dell’Estate Moschianese da parte del gruppo che antecedette la Pro Loco M Caputo queste festicciule furono integrate in questo evento ed anzi ne costituivano la serata d’apertura.
Col tempo prima scomparve l’estate moschianese, poi le festicciule dei bambini ed in seguito, con la riduzione delle processioni in paese, anche quella di Sant’Anna. La fede delle donne di moschiano e dei Moschianesi pero’ rimane tuttoggi impeterrita.
Un grazie particolare ad Olinda Dalia per le informazioni e foto forniteci.
L'Estate Moschianese
Dal raconto di un nostro amico: "Il 78 non era iniziato proprio bene per l’Italia. C’era stato il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro e della sua scorta e questo aveva sconvolto tutti e aveva generato abbastanza paura ed incertezza tra la gente. Si voleva pensare ad altro.
Nel 1991 Gino Paoli avrebbe scritto e cantato “Eravamo quattro amici al bar che volevano cambiare il mondo”. Noi nel Maggio-Giugno del 1978 eravamo 3 amici (Carmine R. Salvatore A ed io) che si erano ritrovati per caso non al bar bensi’ nel salone da barbiere di Tonino (mast’Aniello era gia emigrato in America). Non si voleva cambiare il mondo ma fare qualcosa per Moschiano. Si discuteva del piu’ e del meno e di come quell’estate si presentava particolarmente noiosa perche’ non era previsto niente di speciale. A Lauro si sarebbero forse tenute ancora una volta dei festeggiamenti, ma a Moschiano niente. Cosa si sarebbe potuto fare allora per rallegrare le serate estive per la gente di Moschiano che non sarebbe andata a Lauro ne tantomeno in vacanza e per I tanti emigrant che tornavano?
La festa a Moschiano non la si teneva da anni. A dire il vero io ho sempre detestato il fatto che con la scusa della fede la gente facesse le feste. Preferivo e preferisco che le due cose restassero separate o per lo meno senza eccessi. Da alcuni anni Don Peppino a Capomoschiano organizzava delle festicciuole. In particolare per Sant’Anna una festa piu’ a carattere religioso ed il 15 di Agosto una piu’ a carattere “civile” che chiamava “Festa dell’Amicizia”. Quest’ultima era organizzata con l’intento di far passare qualche ora lieta ai moltissimi emigranti che nel periodo di Ferragosto tornavano a Moschiano dall’estero o dal Nord Italia prima che vi ritornassero. Erano due belle iniziative ma non c’era niente tra il 26 Luglio ed il 15 Agosto.
Con Carmine e Salvatore si comincio’ a parlare di cosa si sarebbe potuto fare e le idee cominciarono a venir fuori come un vulcano in eruzione. Era quel processo che in seguito imparai si chiamava “brainstorming”. Capimmo che forse poteva nascere qualcosa. Decidemmo di rivederci nei giorni seguenti (di solito al Bar di Minuccio, in Parrocchia o a casa di uno di noi) per buttare giu’ delle idee piu’ concrete. Di solito si cominciava in un posto e si finiva in un altro.
Ecco allora che vennero fuori diverse proposte. Perche’ non unire simbolicamente le feste che Don Peppino gia’ aveva ed organizzare degli eventi tra I due eventi (26 Luglio-15 Agosto) per far divertire la gente? Sarebbe stata anche una occasione per unire ancora di piu’ le comunita’. Cosa avremmo potuto organizzare? E poi con quali fondi sovvenzionarli?
Si decise di presentare questa proposta ad altri amici e vedere cosa ne pensassero. Le idee cominciarono a fioccare. Si sarebbero potuti organazzare delle gare di atletica per esempio, magari un torneo di ping pong o di palla a volo. Perche’ non fare una recita? Che ne dite di una serata canora tipo “Corrida” oppure dei giochi vari sulla falsa riga di “Giochi senza Frontiere”? Per I fondi avremmo potuto raccogliere offerte dai commercianti del luogo oppure fare una questua. Forza ragazzi lo possiamo fare.
Ci mettemmo all’opera e fluttuammo l’idea ai Parroci ed al Sindaco Mimi’. Ci assecondarono. Decidemmo allora di stendere un programma dettagliato . Siccome non avevamo soldi pensammo di utilizzare vecchi manifesti di propaganda elettorale e scriverlo a pennarelli sul retro. Non ricordo bene il programma. Di certo realizzammo quello a cui ho accennato sopra. Ricordo anche che per Moschiano la palla a volo era una cosa nuova ed anche in Italia si stava affermando (l’Italia avrebbe vinto la medaglia d’Argento ai Mondiali quell’anno). Carmine, Salvatore ed io decidemmo di scrivere le regole su alcuni fogli e di darle alle squadre. Si erano formate 3- 4 squadre maschili e credo due o tre squadre femminili. Don Salvatore ci presto’ la rete ed I palloni della Scuola Media di Lauro. I pali per sostenerla furono fatti con dei ferri forgiati da Paolo Paolillo esperto fabbro e sostenuti da due ruote riempite di cemento.
Per la recita, la Corrida ed altre cose avevamo bisogno di un palco come fare? Ebbi una idea. Chiesi a Pio A. se avrebbe potuto sistemare il rimorchio del suo camion di traverso davanti alla sagrestia parallelo alla Chiesa. Lo avremmo potuto usare come palco e la sagrestia come ‘spogliatoio” ed ,una volta finita la rappresentazione o concerto del giorno, toglierlo facilmente la sera stessa cosi’ da avere lo spazio il giorno successivo per le partite di palla a volo. Non ci furono problemi. Pio era un maestro in queste cose.
La prima Estate Moschianese parti’ il 26 Luglio del 1978.
Il 6 Agosto del 1978 stavamo tenendo la Corrida in Piazza quando giunse la notizia della morte di Papa Paolo VI. Ricordo che Don Salvatore me la comunico’ mentre si esibiva Mimi’ Esposito (Mimi’ e Alena) con la sua fisarmonica e fui io a salire sul palco per darla alla tanta gente che era in Piazza. Naturalmente interrompemmo la festa.
Quei giorni furono memorabili. Ricordo I ragazzini che quando mi incontravano per strada mi chiedevano: “cosa si fa questa sera?”. Con Don Peppino decidemmo che la serata finale sarebbe stata la Festa dell’Amicizia a Capomoschiano. Con gli altri amici e con I fondi raccolti tra I commercianti decidemmo di comprare dei premi come coppe e medaglie da distribuire il 15 di Agosto. Marco A. ci mando’ da un negoziante di Napoli che lui conosceva e che vendeva queste cose. Cosi’ un giorno nella prima settimana di Agosto Carmine R., Salvatore A ed io ci tritrovammo nel caldo di una Napoli semi deserta a comprare coppe e medaglie.
Tutto ando’ per il meglio. La sera del 15 Agosto eravamo tutti a Capomoschiano per celebrare con tanta altra gente la Festa dell’Amicizia ed a distribuire premi.
Quel 15 Agosto sul Sagrato della Chiesa di Capomoschiano si concluse la Prima Estate Moschianese . Una festa, senza Festa ma dove tutti erano in festa.
L’Estate Moschianese fu ripetuta con successo per alcuni anni. Fino verso la meta’ degli anni ’80 quando l’allora Sindaco di Moschiano Antonio Siniscalchi decise di dare vita di nuovo alla festa paesana che ancora si tiene annualmente spesso con un grande spreco di soldi.
Noi con l’Estate Moschianese avevamo dimostrato che si puo’ essere comunita’, ci si puo’ divertire, fare cultura ed elevare lo spirito delle persone anche senza spendere tanti soldi. Basta solo un po’ di immaginazione e buona volonta’."
![]() 1978 Estate moschianese recita 1 |
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![]() 1978 Estate Moschianese coppe 3 |
![]() 1978 Festa Amicizia Severino |
![]() 1978 Estate Moschianese Coppe |
![]() 1978 - Estate Moschianese - recita |
![]() 1981 Figlia mariterebbesi 2 |
La festa a Moschiano
La festa a Moschiano ha una lunga tradizione anche se negli anni e’ cambiata di molto e per un periodo tra gli inizi degli anni ’70 e meta’ anni ’80 non e’ stata celebrata.
Come tutte le feste popolari la “scusa” per fare una festa la si ritrova sempre nel “rendere onore” a qualche Santo, spesso il Santo Patrono. Moschiano non e’ stato da meno.
Si racconta che in tempi passati (forse fino agli anni ’50) si tenesse una festa a Moschiano anche se non annuale. Famosa, perche’ citata in diversi libri quella che I Moschianesi tennero in occasione dell’incoronazione della Madonna della carita’ il 14 Giugno 1886. Quelle erano le feste dove l’illuminazione era fatta con fiammelle di acetilene e per strada si vendeva il “soffritto”( famoso quello venduto nel castagneto dietro la chiesa all Carita’ il Lunedi’ di Pasqua da ‘Ndino (?) ) oppure “o pero e o musso”.
Dopo che alla parrocchia di Moschiano fu donata una statua di San Gerardo da …. Nel 195???? Da ??? egli fu proclamato Santo patrono si comincio’ a tenere una festa annuale in suo onore.
Alla prima festa in onore di San Gerardo partecipo’ anche il Vescovo di Nola Sua Ecc. Adolfo Binni (vedi foto). Ma per organizzare una festa con luminarie, bande musicali, etc occorre(va) tanto lavoro e tanti soldi e questi non erano sempre disponibili. In genere si formava un comitato festa che durante tutto l’arco dell’anno si industriava con inziative varie (ad esempio sorteggi di regali di vario tipo offerti da persone devote al Santo) per raccogliere fondi, ma la fonte principale era la questua domenicale casa per casa (“a cascetta”).
A partire dal 198… grazie all’interessamento dell’allora Sindaco Antonio Siniscalchi e con l’appoggio del parroco Don Salvatore Pierro si penso’ di ripristinare la festa. Da alcuni anni pero’ il culto della Madonna della Carita’ era cresciuto e don Salvatore spingeva sempre di piu’ affinche’ ella venisse riconosciuta come vera Patrona di Moschiano. Si decise quindi di nominare3 co-Patroni di Moschiano la Madonna della Carita’ e San Gerardo e tenere una festa in loro onore nella prima decade di Agosto.
Da allora la festa si e’ tenuta con cadenza annuale in una forma piu’ o meno fastosa L’organizzazione della festa e’ affidata ad un comitato formato spesso da giovani volontari che si costituisce ed I cui membri cambiano di anno in anno. Il loro compito principale oltre a raccogliere fondi pr l’organizzazione della festa e’ anche quello di coordinare con il parrocco, il commune, altre associazioni ed esperti vari il programma della festa, ottenere I vari permersi, gestire la logistica dell’evento (per esempio dove far dormire I membri delle bande musicali che si ingaggiano), ecc..
Negli ultimi anni I vari parroci hano cercato di stigmatizzare la diversita’ tra il programma religioso e quello civile della festa, ma questo si e’ rivelata cosa molto ardua.
Agli inizi la festa si celebrava nell’arco di due giorni. Di solito il primo giorno di festa era dedicato all SS Sacramento con la relative processione, mentre il secondo giorno era dedicato al Santo. Anche se da qualche decennio la chiesa ha raccomandato giustamente di minimizzare le processioni del SS Sacramento nell’arco dell’anno per cui essa non si tiene piu’per la festa, negli ultimi anni le celebrazioni si sono estese a piu’giorni ognuno dedicato ad un evento particolare incluso un giorno dedicato alla celebrazione su al Santuario. Gia’ nelle settimane precedenti si sente nell’aria qualcosa di diverso. Intanto essendo celebrata ai primi di Agosto, periodo di maggior affluenza di turisti e/o emigranti di ritorno in vacanza a Moschiano, e giusto prima della raccolta annuale delle nocciole, essa consente a molta piu’ gente di parteciparvi e questo si nota in strada con un incremento di persone.
Poi si cominciano a veder spuntare ogni 30-40 metri dei pali bianchi o blu al di la’ e di qua’ della strada, connessie sostenuti ai balconi da fili di ferro. Essi serviranno per le luminarie (a ‘llummata”) che spesso in base ai soldi che il comitato festa ha potuto raccogliere sono molto sfarzose. I soldi raccolti determinano anche se si invitano a suonare una o due bande musicali. Nei due giorni principali della festa la via principale viene chiusa e venditori ambulanti si allineano ai lati della strada con la loro merce. Poi c’e’ la processione con le statue di San Gerardo e della Madonna a cui partecipa tutto il paese e che negli ultimi anni dura anche un paio d’ore. (vedi descrizione processione). Di tanto in tanto lungo il suo percorso la processione si ferma per dar modo ai fuochi d’artifico di essere sparati (“e batterie”) . Dopo tutti a casa per il pranzo, ma a sera le strade si popolano di nuovo e c’e’ un via vai incredibile di persone molte venute anche dai paesi vicini.
La festa si chiude di solito con il cosdetto “concertino”. Una esibizione canore di uno o piu’ cantanti (piu’ o meno “famosi”) a cui fanno seguito I fuochi d’artifico a colori.
Da domani tutti di nuovo nei campi, le nocciole aspettano di essere raccolte oppure di ritono nei Paesi o citta’ che ci ospitano come immigrati. Ci si rivede, a Dio piacente, l’anno prossimo. E “che a Maronna v’accompagna”.
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![]() Processione San Gerardo fine anni 50 3jp |
![]() Processione San Gerardo fine anni '50 2_ |
![]() Processione fine anni 50 4_jpg |
![]() processione fine anni '50_jpg |
![]() Festa 88 - Bersaglieri |
![]() FEsta 7 |
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![]() Chiesa collage |
La vigilia dell'Assunzione
Ci sono alcuni aneddoti tramandatoci dai nostri avi che ci fanno inserire la vigilia dell’Assunzione tra le tradizioni (anche se ora perse) di Moschiano.
Raccontavano I nostri avi che nel giorno della vigilia dell’Assunzione (14 Agosto) vi era la tradizione a Moschiano di mangiare “pane e melone”. Non sappiamo il perche’ e da dove questa usanza derivasse ma di sicuro e’ unica.
Ancora di tipo "gastronomico," ma non siamo sicuri se il giorno della vigilia oppure il giorno dell'Assunzione c'era l'usanza di mangiare pasta con latte.
Altra tradizione risalente a quando a Moschiano la parrocchia era giu’ al rione Croce era quella delle nostre nonne di riunirsi in Chiesa al crepuscolo e recitare il Rosario ma in una forma alquanto diversa. Infatti invece delle solite “poste” e “misteri” si recitavano cento Ave Maria intercalate da cento segni della Croce e dalla sequente "giaculatoria":
"Favz nemic vattenn' a la' cu st'anem mia nn a ve' a che fa' ogg è u juorn ra' Vergine Maria io m' facce cient cruce e dic cient Ave Maria..."
. Non ne sappiamo di piu’.
La Sagra della castagna
La Sagra della castagna insieme alla Fiaccola della Fede ed all’ Estate Moschianese fu uno dei primi eventi organizzati ufficialmente dalla Pro Loco Michele Caputo in collaborazione con le parrocchie e con il patrocinio del Comune di Moschiano.
Come gia’ descritto nella sezione “La Nostra Storia” (clicca qui per i dettagli) essa fu concepita per valorizzare un prodotto che era (ed e’ assieme alle nocciole ed agli ulivi) alla base della economia del nostro territorio e che per anni era passato quasi nel dimenticatoio vittima di un malanno che aveva colpito gli alberi di castagne nei decennei precedenti (il cosidetto “cancro” della castagna).
Con questa iniziativa si voleva far conoscere la bonta’ della nostra castagna (il cosidetto “Marrone di Santa Cristina”), dare una spinta all’economia Moschianese e del Vallo e allo stesso tempo far fare un salto di qualita’ ai produttori introducendoli pian piano ad un approccio sempre piu’ moderno e scientifico della produzione e commercializzazione della castagna.
A paritempo voleva anche allietare un po’ le fresche serate autunnali di Moschiano ed attirare persone per aiutare anche I vari commercianti di Moschiano.
La prima Sagra si tenne in due serate: il 25 ed il 26 di Ottobre del 1980. Con l’aiuto dell’amministrazione comunale e dell’ente Provinciale per il Turismo (EPT) per la prima serata organizzammo un convegno ed invitammo un esponente del’Istituto per Il Commercio Estero (ICE) a tenere una conferenza/dibattito sulla produzione locale e commercializazzione all’estero della castagna.
Per la seconda serata invece a casa del Presidente Marco Arpaia preparammo una serie di dolci che offrimmo gratis in piazza assieme ad altri assaggi gastronomici (panini e salsicce, pasta, etc.) mentre si svolgevano giochi, c’era musica, si ballava etc.
Con l’aiuto di un ciclostilo che Don Salvatore aveva in Sede e che negli anni avevamo utilizzato per stampare tante altre cose (dai canti per la Chiesa ai discorsi, lettere circolari,etc.) preparammo anche un libricino con delle ricette a base di castagne da distribuire agli ospiti che sarebbero venuti. La copertina fu disegnata da Tina Cuozzo (Vedi foto a lato).
Negli anni successivi la Pro Loco Michele Caputo continuo’ ad organizzare questa manifestazione con grande successo. (Vedi articolo a lato per la Seconda Sagra).
Col passaqre del tempo purtroppo essa e’ diventata uno strumento politico e partigiano di questo o quel gruppo ed ha rischiato spesso di perdere quello che era il suo intento originale. Infatti in alcuni dei passati quaranta anni essa non si e’ tenuta per vari motivi.
Quando e’ stata celebrata, indipendentemente dal gruppo che l’ha organizzata, ha sempre avuto il successo che gli amici fondatori della celebrazione avevano sempre auspicato.
Facciamo appello a tutti I moschianesi ed a tutti gli amici del Vallo, giovani e meno giovani, di qualunque ceto sociale, livello culturale, sesso, religione, idea politica ed appartenenti a qualsiasi gruppo affinche’ essa possa continuare ad essere celebrata negli anni futuri con lo stesso spirito, ideale, entusiasmo ed abnegazione con cui si tenne la prima Sagra.
Facciamo nostro l’appello di Aldo Moro in uno dei suoi ultimi discorsi: “Se mi dite: fra qualche tempo cosa succedera’? Io rispondo: puo’ esservi qualcosa di nuovo. Se fosse possibile dire: saltiamo questo tempo ed andiamo dirattamente a questo domani, credo si potrebbe accettare. Ma cari amici, non e’ possibile. Oggi dobbiamo vivere, oggi e’ la notra responsabilita’. Si tratta di essere coraggiosi e fiduciosi, si tratta di vivere il tempo che ci e’ stato dato, con tutte le sue difficolta’. Quel che e’ importante e’ affinare l’animo, delineare meglio la fisionomia, arricchire il (nostro ndr) patrimonio ideale …Quel che e’ importante… se lo vorrete,…e’ perseverare ad ogni costo l’unita’… Per questo apprezzo tutti e dico a tutti: siamo vicini! … E’ vero quell che io ho detto, che se dovessimo sbagliare, meglio sbagliare assieme. Se dovessimo riuscire, ah! Certo sarebbe estremamente bello riuscire insieme. Ma sempre insieme !”
![]() 1980 Prima Sagra Castagna |
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![]() 1981 Sagra Castagna |
![]() Castagne 2 |
![]() Marrone Santa cristina |
![]() Castagne a NY USA |
Il 2 Novembre
A Moschiano, come un po’ il tutto il Sud Italia, la ricorrenza della memoria dei defunti e’ vissuta piu’ come una “festa’ che un momento triste o almeno “sobrio”. Infatti nel linguaggio popolare viene spesso citata come “festa dei defunti”.
Dopo l’Estate (e la festa paesana), e Pasqua questa e’ l’occasione quando moltissimi dei moschianesi che riesedono altrove (spesso anche all’estero) ritornano al paese natio. Di solito ci si incontra al Cimitero che dal giorno prima gia’ brulica di gente con degli enormi fasci di fiori. Negli anni ’60 e ’70 questi erano una prerogative delle famiglie piu’ benestanti spesse trasferitosi a Napoli, Avellino od altre citta’ che arrivavano a bordo di auto di grosse cilindrata che per la Moschiano del tempo erano una novita’. Oggi invece li portano quasi tutti e per chi non li ha comprati nei gironi precedenti, nello spiazzale antistante c’e’ sempre qualche fioraio a cui si ci puo’ rivolgere per porre rimedio a questa “mancanza” e naturalmente moltissime auto parcheggiate.
Via Prof Carmine Pacia (gia’ nota come “cupa da chianga” e poi come Via Cimitero) e’ un via vai di persone. All’altezza del ponte sul Lagno di solito si mettono (a mo’ di Bravi di Manzoniana memoria) alcuni memberi della Commissione della Festa a chiedere un contributo. Da qualche decennio sulle tombe vengono messe luci a forme di croci, cuori od altro. Non c’e loculo senza fiori o tomba senza una lampada o qualcuno che preghi o si intrattiene con amici e conoscenti magari non rivisti da anni o semplicemente dall’estate. Si fa il giro delle tombe a rendere omaggio a parenti ed amici o conoscenti che ci hanno preceduto e con cui abbiomo condiviso parte della nostra vita.
Fino ad alcuni anni fa durante tutta la mattinata e fino all 2-3 del pomeriggio si poteva anche partecipare ad alcune messe in cappelle private che venivano offerte da sacerdoti originari di Moschiano che tornavano per l’occasione. Negli ultimi anni, forse anche a causa della carenza di sacerdoti di origine moschianese, le messe si sono ridotte solo ad un paio e celebrate tutte nella cappella Comunale eretta nella parte est piu’ nuova del cimitero dove fino agli anni ’80 c’era una casa che doveva essere l’abitazione del custode ma che non fu mai completata.
Dopo la messa il parroco passa per le tombe per la benedizione di rito. Nel pomeriggio ci si ritrova come al solito nei vari bar per una partita a carte o per una semplice passeggiata, tempo permettendo.
Il 4 Novembre
Il cosidetto “Ponte dei Santi” per forza di cose a Moschiano non puo’ non includere il 4 Novembre.
Moschiano ha dato il suo tragico contributo prima per ‘l’unificazione della Patria” e poi per satisfare le folli ideologie sovraniste e questa memoria e’ un dovere per tutti noi.
A Moschiano la fine della grande Guerra e la giornata delle Forze Armate si celebra in una atmosfera sobria celebrando prima in chiesa una Messa alla presenza delle autorita’ civili e militari in suffragio dei caduti di tutte le guerre e poi con una “processione” delle corone che saranno poi deposte ai piedi delle lapidi commemorative in piazza.
Fino agli anni ’60 in chiesa di fronte all’altare veniva disteso un tappeto nero e su di esso posti un elmo ed una spada appartenuti ad un ufficiale dell’esercito durante la seconda Guerra Mondiale. Oggi non lo si fa piu’.
Finita la messa le due corone, che per la messa erano state sistemate ai lati dell’altare e poi benedette vengono protate in giro per il paese in una sorta di processione. Esse sono precedute dagli alunni delle scuole elementari e medie di Moschiano tutti con grembiule e bandierina dell’Italia e (una volta) dai reduci di entrambe le guerre con la bandiera dei Cavalieri di Vittorio Veneto. Oggi c’e solo la bandiere e forse ancora qualche reduce della seconda Guerra mondiale.
A seguirle il Sindaco preceduto dal gonfalone del commune. Poi la giunta, I consiglieri comunali, la banda di musica che invitabilmente suona “la Leggenda del Piave” e poi il popolo. La processione procede veloce. A “passo di bersagliere”. Ma non di corsa. Ai balconi sono esposte bandiere. Al passaggio delle corone la gente lancia o vi deposita fiori.
Finito il percorso per il paese le corone vengone poste alla base delle due lapidi in piazza e dal balcone di fronte alla chiesa il sindaco o qualcuno altro da lui delegato, consigliere, studente od altra persona, pronuncia un discorso commemorativo, spesso molto toccante che si conclude sempre con la recita delle iscrizione e dei nomi dei caduti di Moschiano incise sulle lapidi. Ad ogni nome la gente risponde “Presente”. Essi sono presenti tra noi ed il loro sacrificio, anche nella convinzione dell’unutilita’ di tutte le guerre, non restera’ invano.
Lapide per I Caduti della 1ma Guerra Mondiale (scritta dal prof. Carmine Pacia)
Sulle line dell’Ardire
Sulla Fronte della Riscossa
In terra nemica per Martirio
Fanti di sei brigate indefettibili e gagliarde
Bersaglieri d’impeto e cannonieri di costanza
Caddero
Nella suprema Guerra di Riscatto
Angelo Mazzocca
Giovanni Pacia
Antonio Fiore
Gustavo Airoldi
Gilberto Addeo
Sabato Di Lauro
Fortunato Marotta
Santolo Mazzocca
Francesco Moschiano
Saverio Mazzocchi
Gaetano Marotta
Gaetano Pacia
Vincenzo Dalia
Vincenzo Manfredi
Soldati D’Italia
Cittadini di Moschiano
Ai congiunti l’onore
Ai compagni l’orgoglio
Ai posteri il culto
Gennaio MCMXX
Lapide per I Caduti della 2da Guerra Mondiale (scritta dal prof. Pasquale Moschiano)
Sugli arsi deserti africani
Sulle gelide lande russe
In terra balcanica
Sui lidi ionici di Cefalonia
Ardimentosi sempre
Pur nell’infausta sorte
Ligi al dover di Patria
Caddero
I figli di Moschiano
Ten . Pacia Guido
Ten. Med. Pacia Mario
Sott. Ten. Buonaiuto Fulvio
Dalia Carlo
Sold. Amoroso Raffaele
Aschettino Guglielmo
Esposito Pietro
Manzi Luciano
Moschiano Luigi
Mazzocca Tommaso
Vivenzio Andrea
Ai martiri
L’imperitura memoria
Dei posteri
Moschiano 1961
![]() Lapide caduti 1 Guerra mondiale |
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![]() Lapide II Guerra Mondiale |
![]() Med Bronzo al VM C. Manfredi |
La Festa dell'Immacolata
Con la festa dell’Immacolata inizia a Moschiano il tradizionale periodo Natalizio. Questa e’ una festa tipica del rione Croce. Non che si facciano cose speciali ma forse mantenendo la tradizione di quando vi era una parrocchia “autonoma” essa e’ molto sentita dalla gente del Rione e viene celebrate ancora in forma solenne. Si inizia con la “Novena” nei nove giorni poche precedono l’8 Dicembre. Essa consiste nella recita del SS Rosario e la benedizione Eucaristica verso se 5-6 di sera.
Una volta I ragazzi cominciavano a congregarsi nello spiazzale sul sagrato della chiesa (la cosidetta “Cappella”) ben prima dell’ora della funzione e si cominciavano a sentire gli scoppi delle prime tric-trac. Segno che il Natale si avvicinava.
Il girono della festa (l’8 Dicembre) si celebrano le SS Messe (di solito almeno due) e dopo quella delle 11 vi e’ la processione per il paese. A sera la recita del SS Rosario e la benedizione. Dopo di essa la banda musicale intratteneva le persone sul sagrato.
![]() Immacolata |
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Santa Lucia
Mentre l’Immacolata (con sant’Aniello) e’ la tipica festa del rione Croce, Santa Lucia (con Sant’anna) e’ la tipica festa del rione di Capomoschiano.
La festa di Santa Lucia occorre il 13 Dicembre per commemorare ed onorare la Santa di origini Siracusane. Vi sono varie e diverse storia circa Santa Lucia. Lucia nacque nell’anno 283 DC da nobile famiglia. Suo padre era di origine Romane che mori’ quando essa aveva appena 5 anni lasciando lei e la madre senza protezione. Cristiana devota fece voto di castita’ anche se sua madre la voleva dare in moglie ad un pagano. Secondo la leggenda portava cibo ed aiuti vari ai Cristiani nelle Catacombe usando una candela sulla testa cosi’ da avere le mani libere per portare quanta piu’ roba era possibile. Quando la mamma si ammalo’ Lucia si rivolse a Sant’Agata (altra Santa Siciliana) e questa apparendole in sogno la rassicuro’ che sua madre sarebbe guarita grazie alla sua fede. Una volta guarita la madre cancello’ il matrimonio e dono’ la dote di Lucia ai poveri. Questo irrito’ il futuro ancato marito al punto da denunciarla come Cristiana. Essa fu minacciata in diversi modi e sottoposta a diverse torture tra cui l’accecamento, ma lei miracolosamente riacquisto’ subito il dono della vista. Per questo e’ venerate come patrona della vista. Essa fu martirizzata dall’imperatore Diocleziano nel 310 DC e mori’ solo dopo aver ricevuto il rito degli infermi.
Come in tutte le altre feste a Moschiano il tutto naturalmente inizia con “lo sparo della Diana” ovvero una serie di 7 colpi di fuoco d’artifico per segnalare a tutti l’inizio delle festivita’. La sequenza degli spari e' molto precisa: prima 5 colpi singoli, poi un colpo che ne contiene 5 di seguito e per finire un altro colpo singolo.
Di solito si celebrano almeno due messe a dopo quella delle ore 11 c’e’ la processione della statua della Santa.
Di sera invece dopo le funzioni religiose vi e’ il rito del “focarone”. Per una piu’ dettagliata descrizione di questo rito vedere la festa di Sant’Aniello. Anche se si svolgono in due posti diversi di Moschiano ed in due giorni diffreenti I due riti folkloristici sono molto simili.
Bisogna notare che da alcuni anni la festa di Santa Lucia e quella di Sant’Aniello sono state combinate in una unica festa che si celebra in un solo giorno ad anni alterni al rione Croce oppure a Capomoschiano. Le due Statue vengono portate in processione assieme.
![]() Santa Lucia |
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Sant'Aniello
La festa di Sant’Aniello (o Agnello) il 14 Dicembre e’ l’altra grande festa del Rione Croce. La statua del Santo in chiesa e’ situata alla fine della navata destra vicinio all’entrata della Sacrestia.
Sant’Aniello e’ un Santo venerato tipicamente nel napoletano. Egli “Sarebbe nato nel 535 da una famiglia ricca napoletana (la madre si chiamava Giovanna ed il padre Federico) di origini siracusane, forse imparentata con quella di Santa Lucia.
Alla morte dei genitori, di cui ereditò i cospicui beni, Agnello si dedicò alle opere di carità, usando il denaro ereditato per la fondazione di un ospedale per i poveri sofferenti (quello che secondo alcuni sarebbe poi diventato il moderno ospedale del 1mo Policlinico a Napoli).
In alcuni luoghi Sant’aniello e’ venerato come padrone delle partorienti, ma questo onore a Moschiano spetta a Sant’Anna (mamma della Madonna).
Non per questo pero’ il culto di Sant’Aniello e’ meno forte o il Santo meno …”temuto” anzi…
A cavallo tra fede e superstizione c’e’ la credenza popolare che quelli che non lo onorano come si deve verrebbero puniti con la crescita del gobbo. Chiaramente noi non avvalliamo questa credenza, ma sta di fatto che le Messe celebrate in onore del Santo nel giorno della sua festa sono molto affollate.
Per anni i festeggiamenti giu' al rione Croce sono stati organizzati e coordinati da Aniello manfredi e Giovanni Albano. In passato per permettere a quante piu’ persone possibile di partecipare alla SS Messa e siccome moltissime persone lavoravano nei campi, la prima messa veniva celebrate prima del sorgere del sole (verso le 5:30 del mattino). Inutile dire che era affollatissima.
La messa delle ore 11 con l’immancabile panegirico del “predicatore” (spesso negli anni che vanno dagli inizi '60 a fine anni '80) Don Rocco Napolitano parroco di Lauro) che ogni anno racconta la storia del Santo e’ seguita con la Processione del Santo per le vie di Moschiano.
La fede, la tradizione ed il folklore pero’ si uniscono e mescolano la sera del 14 Dicembre. Dopo la recita del Rosario e la Benedizione Eucarista c’e’ il rito forse di origine pagano del “focarone”. Questo e’ un grosso falo’ alto fino a 5-6 metri che veniva un tempo costruito e bruciato al centro del sagrato (la “cappella”) davanti all chiesa.
Negli ultimi anni con la consolidazione delle feste dei Santi Lucia ed Aniello questa tradizione si rinnova ad anni alterni a Capomoschiano o alla Croce ed il falo' e' spesso costruito e bruciato lontano dal loro sito storico. Raccontiamo qui di seguito "il tempo che fu".
I ragazzi si preprano per questo evento dalla mattina del 14 Dicembre. Infatti si possono vedere in gruppi che vanno di casa in casa o per I campi a raccogliere rami degli alberi che I contadini hanno potato e lasciata ancora nei campi oppure fascine gia’ legate, portarle ed ammassarle su un lato del sagrato. Spesso, sopratutto quando si va con dei carretti (una volta I ‘carruoccioli”) a raccogliere legna sulla cima di essi si issava una figurina con l’immagine del Santo.
Verso le 2-3 del pomeriggio ci si da’ appuntemento sul sagrato e si comincia ad innalzare il falo’. Un palo al centro e tutt’intorno fascine e rami disposti sapientemente e con astuzia per far si che bruciasse in modo costante e verticale (occorre che ci passi abbastanza ossigeno affinche’ questo avvenga) e nello stesso tempo non di fretta (per dar modo a tutti di godere dello spettacolo).
Una volta finito si aspetta la fine delle funzioni serali in chiesa per accenderlo. La gente si riunisce attorno ad esso (ad una distanza di sicurezza) ed al momento segnalato dopo che il parroco ha benedetto il cumolo di rami il “capo” dei ragazzi procede con l’accensione mentre la banda suona per rallegrare la serata. Poco lontano altri ragazzi cominciano a sparare botti di Natale (incluso le famose tric-trac).
Quando dopo qualche ora tutto e’ finito si provvedeva a spegnere la brace rimasta ed le carbonelle veninvano una volte vendute al miglior offerente con il ricavato donato alla parrocchia.
![]() Sant'Aniello |
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![]() Focarone 2017 |
![]() Focarone 3 2017 |
![]() Focarone 2 2017 |
La Vigilia di Natale
La vigilia di Natale a Moschiano ma nel Napolitano in generale (e per tutti quelli di origine meridionale) ha un “sapore” particolare. Letteralmente.
Intanto chi non ricorda di come negli anni ’60 e ’70 (e forse anche prima) in questo giorno prima dell’alba comparivano, quasi per magia, davanti alle varie bottege di Moschiano delle grosse “tinelle” piene d’acqua con dentro captione ed anguille vive che si dimenavano spruzzando l’acqua un po’ ovunque. Chi non ricorda I vari “Maruzziello e Checchina”, “Nannina” o “Giovanni” o altri gridare a squarciagola per attirare la gente che immancabilmente accorreva per accaprarsi la merce migliore.
Intanto a mezzogiorno non si mangiava o almeno si “spizzuliava” con un po’ di baccala’ fritto. A casa tutti pensavano a prepare per la cena una descrizione della quale riportiamo qui di seguito.
Intanto ci piace ricordare altre due tradizioni, ora forse scomparse, ma che fino agli anni ’80 I nostri padri e nonni rispettavano rigorosamente e ci “invitavano” (diciamo pure “obbligavano”) a seguire.
La prima era quella del Rosario e benedizione di ringraziamento. La sera della vigilia verso le 5-6 ci si recava tutti in chiesa per la recita del Santo Rosario e la benedizione Eucaristica. Guai a non andarci! I nostri padri e nonni venivano a scovarci negi luoghi piu’ angusti (ma spesso era il bar) per portarci in chiesa. Senza se e senza ma. Non importa con chi si stava. Si interrompeva tutto e si andava. Incidentalmente c’era anzi un altro segno di rispetto: quando un genitore entrava in un bar e I figli erano li a giocare a carte, si doveva smettere subito. Altri tempi.
Finita la cerimonia in chiesa si andava tutti a casa. Spesso a casa dei nonni. Ma non con le mani in mano. C’era la tradizione del cesto (o’ canistro) per I nonni. Era questo anch'esso un segno di rispetto. La sera della vigilia quando le famiglie si riunivano per il cenone I figli sposati che non vivevano con I nonni (anche quelli che erano nella stessa casa per dire il vero), si riunivano con tutta la famiglia e nell’andare dai nonni portavano una grossa cesta con ogni ben di Dio: pasta, formaggio, salame, baccala', etc. Quando si arrivava si augurava Buon Natale e si baciava la mano dei nonni. Questo di solito accadeva dai nonni paterni mentre per I nonni materni la storia si ripeteva qualche giorno prima.
Una volta che tutti si erano riuniti si ceneva e si restava li’ e non si usciva fino alla mezzanotte per andare alla Messa. In strada si poteva sentire il risuonare delle immancabili tric-trac.
Riportiamo qui il racconto della vigilia e del cenone a Napoli che circolava sui media per il Natale 2020. Non ne conosciamo l’autore, ma ci piace riportarlo perche’ descrive , tra il vero ed il faceto, quello che solo chi e’ del meridione e napoletano in particolare puo’ capire.
“La regola (in genere in Italia) è che i pranzi delle vigilie sono pizza, casatiello o sfilatino e i cenoni che durano dalle 5/6 ore senza contare panettone-pandoro, cassata, dolcini, frutta-secca time per "toglierti il sapore"?
Sveglia all'alba per "sistemare" la casa e apparecchiare il tavolo...si, da noi il tavolo si apparecchia all'alba.
Mobili spostati, divani spariti...Una volta creato il vuoto cosmico dal nulla appaiono tavoli, tavolini e sedie.
Si apparecchia per un pranzetto intimo in famiglia: 36 cristiani + 12 criature e 4 neonati, più nonne, nonni.
Una volta che il tavolo è "addobbato" si passa alla fase CUCINATA. Se entri in un palazzo napoletano alle 7,00 del mattino di un giorno festivo puoi sentire già nell'androne l'addore delle vongole , la puzza di cavolfiore e il rumore del baccalà e capitone che stanno a friver(friggere).
Il menù prevede:
▶️ANTIPASTI: tartine con tonno e maionese, salmone e maionese, prosciutto e maionese, "caviale" e maionese, maionese e maionese;
cardi, broccoletti, carciofi, zucchinette, fritti cca pastella; pezzame vario ed eventuale; sottaceti e sottolio, insalata russa, purpo che patane, insalata di mare in cui trovi di tutto tranne che l'insalata.
▶️PRIMO: O' spaghetto che frutti 'e mare , con una lattina di olio intera e con 'o solito problema "e facimm in bianco o ca pummarulella?" " Vabbè facimm n'assaggio e tutte ddoie".
Aspè, aspetta.... Nu piattill e menesta maritata!!
▶️SECONDO: O Pezzullo e baccalà , o capitone e 'a nzalat e rinforzo (comme se tutto il resto ti indebolisse) co 'a papaccell e o per 'e vruoccl x pulezzà a vocca!
▶️DOLCE e FRUTTA: Dui Struffoli co 'mmele, zucchero e riavulilli o nu pare e murzietti . So doci roci. Nu mandarino, purtuallo o na mela. Aspetta ce stanno pure e legnesante. E pe feni' noce, nucelle e castagne nfornate.
E' fondamentale a Napoli che l'ospite deve tuppuliare che pier...(bussare con i piedi) ovvero deve presentarsi con: vino, liquori, mezza pasticceria Scaturchio e una stella di Natale per la nonna...
Il pranzo/merenda/cena si consuma nel frastuono più totale.
Una volta che ci si è sbufarati...ehhhh saziati... le donne sbarazzano in 6 minuti e 45 secondi che Mary Poppins a mia madre gliela può solo sciusciare.
Quando è tutto bello "sistimato" ci si mette in posizione "accumminciamm" ovvero per la TOMBOLA, terrore per i ragazzi divertimento psichedelico per bambini e anziani.
Le frasi tipiche che si possono udire durante questo gioco sono:
-AMBO... dopo il primo numero estratto.
-MA... il 25 56 72 49 36 SONO USCITI? solo dopo 2 minuti.
-ASPE' MI SONO CADUTE TUTTE LE LENTICCHIE RIPETI TUTTI I NUMERI
-IL PIU' PICCINO - GAMBE DI VECCHIE - CULO - GLI ANNI DI CRISTO - GLI ANNI DELLA ZIA 7 ANNI FA, non mi stressate.
-E IAMME ASPETTO IL 40 DA UN'ORA.....41...TOMBOLA!!!!!!!
Intermezzo struffoli , raffiuoli , roccocò e cassatine, caffè e ammazzacaffè (un'altra ora e mezza).
Verso le 20,30 si mette in scena il "che facimm mettimm a tavola? giusto quello che è rimasto?" "Noooooooo io non mangio mi siedo solo per farvi compagnia" e poi si mangiano pure i piedi del tavolo...
Qualche altro giro di 7 e 1/2 con litigate annesse, spartizione del cibo rimasto in contenitori di plastica e ognuno a casa soja.
Come glielo spieghi ad un furastiero che tutto questo fa parte del nostro bagaglio culturale che dobbiamo tutelare perchè nonostante i "pensieri", "le disgrazie" e le "mancanze" che ci sono in tutte le famiglie, dacci del cibo e lo stare insieme con allegria e tutto passa... ALMENO PER UN GIORNO....
![]() Olindo Dalia 2014 |
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![]() Agnese Angieri |
![]() Anna Fiore L'Aquila |
![]() Carmine Buonaiuto |
![]() Franca Volino Presutti Roma |
![]() Giovanni Mazzocca 2 |
![]() Ines Mazzocca |
![]() Sebastiano Angieri |
![]() Sebastiano Vona Roma 2 |
![]() Sonia Rina Esposito 2 |
![]() Capitone in umido |
![]() Capitone Fritto |
![]() Mozzetti (Murzietti) |
![]() Struffoli |
![]() Mostaccioli e roccoco' |
Il Natale
Il Natale da noi non e’ un giorno. E’ almeno un … mese. Esso va dal 1mo Dicembre con l’inizio della Novena dell’Immacolata al 6 Gennaio, l’Epifania (“a Befana”).
No non e’ (era) il Natale moderno con la corsa al regalo, con I negozi e luci, viaggi all’estero e settimane bianche. No il nostro Natale era ed e’ (forse), un’atmosfera fatta di amici e famiglia, fede e tradizione, cerimonie religiose e cibo, tombola, botti, biancali e “fruili”.
Gia’ dall’Immacolata si cominciano a prelevare da sopra gli armadi o dai ripostigli gli scatoli con I “pastori” per il presepe e “palline” per l’albero. Un tempo I nostril alberi di Natale erano rami di pino magari presi da quelli che erano sul monte Serra o Pizzone oppure alla Cerreta. Noi contadini e figli di contadini rispettavamo la natura. Quei pochi che potevano pernettersi un albero vero lo compravano con le radici perche’ dopo il 6 Gennaio lo si andava a ripiantare nel giardino dietro casa.
Il Presepe poi lo si prepara con cura. Lo sfondo stellato o luccicante, magari fatto con le confezioni esterne degli uovi di pasqua gelosamente conservate delle nostre none. il suolo fatto con pietruzze vere oppure muschio. Qua’ la capanna, li’ le casette con il macellaio, il salumiere, la famiglia che mangia. Piu’ lontato le montagne. Chi puo’ ci mette delle luci. E poi l’immancabile stella sulla capanna della nativita', piu’ grande e lucente delle altre. Oltre ad essere una tradizione e’ un vero e proprio rito e sopratutto un arte. Riconosciamo le figurine (I “pastori”) uno per uno e li custodiamao per usarli anno dopo anno. I piu’ piccoli vanno messi piu’ lontano dalla capanna per dare un senso di prospettiva, mentre I magi vengono spostati quasi ogni giorno, sempre piu’ vicini alla capanna della Nascita, perche’ si sa’ essi arrivano il 6 Gennaio.
Il presepio si prepara nella sua pienezza, ci si mettono su tutte le figurine, pastori, Magi, Angeli, Giuseppe, Maria, ma non Gesu’. Gesu’viene messo sul presepio la notte di Natale. A mezzanotte di ritorno dalla messa. Alcuni lo fanno dopo averlo portato in processione attorno alle loro case.
Questo e’ stato per secoli il nostro Natale. Fede e tradizioe.
Il nostro Natale e’ quello descrittoo da Eduardo De Filippo in “Natale in casa Cupiello”, ma e’ anche quello che e’ rimasto nella nostra mente di quando eravamo bambini e chissa’ perche’ siamo convinti che sono stati I piu’ bei Natale di sempre e poi perche’ a noi “o presepio ce piace”.
![]() Parrocchia Moschiano 2 |
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![]() Famiglia Damiano 2 |
![]() Sabrina Moschiano |
![]() Michele Ruggiero 2 |
![]() Carmine Rega |
![]() Presepe |
![]() Famiglia Russo |
![]() Michelina Graziano |
Il 31 Dicembre
Oggigiorno il 31 Dicembre (San Silvestro) e’ sinonimo di veglioni magari in localita piu’ o meno conosciute per non parlare poi delle dirette TV con piazza piene di artisti, persone con occhiali con le cifre dell’anno che verra’, cappelli, trombette.
Una volta questo era un affare molto piu’ sobrio e familiare. Al massimo lo si passava a casa di amici giocando l’immancabile Tombola e brindando all’anno nuovo con dello buon Spumante Italiano. Meglio se locale. Ci sono pero’ due tradizioni anch’esse passate di moda e forse una tipicamnete moschianese che ci piace ricordare.
La prima e’ il cosidetto “presentat’arm” che si teneva una vota nello spazio antistante la chiese dell’Incoronata a Capomoschiano. Non conosciamo le origini di questa tradizione. Forse soldati reduci di guerre o forse qualcos’altro. Sta di fatto che forse fin verso la meta’ del 1900 la sera di San Silvestro nella chiesa dell’Immacolata si teneva una cerimonia religiosa. Si recitava il Rosario, si cantava un Te Deum di ringraziamento e poi c’era la Benedizione Eucaristica. All’esterno della chiesa, sul sagrato, un gruppo di persone (uomini) si schieravano in formazione militare con I loro fucili (a quel tempo ce n’era uno in ogni casa) e proprio al momento della Benedizione si metteva sull’attenti e presentavono gli onori delle armi proprio come si fa adesso quando un Capo di Stato o altro dignitario va a fare una visita ufficiale a qualche altro Capo di Stato. Forse era un miscuglio di fede, gratitudine e riconoscenza all' Ultima Autorita”.
Altra tradizione era quella del “tuocco”. La sera di San Silvestro era d’uopo per I piu’ giovani di portare ai piu’ anziani, spesso ai nonni, ma non solo. Un ceppo di legno per essere usato nel caminetto che immacabilmente era nelle nostre case. Di nuovo un segno di rispetto e gratitudine. Crediamo che questa tradizione come quella del “presentare le armi” sia totalmente sparita dalle nostre case. Forse sarebbe il caso di riprenderla e se non il ‘tuocco” portare magari qualche altra cosa, oppure solo la nostra presenza per dire ancora grazie ai nostri nonni che tanto ci hanno dato e da cui tanto dobbiamo imparare.