
Pro Loco Michele Caputo
Moschiano (Av)


Associazione Culturale e Sociale apolitica e non a fini di lucro
Ultimo Aggiornamento 27 Ottobre 2024
In questa prima sezione delle tradizioni di Moschiano passate e/o ancora in auge elenchiamo quelle che vanno dal 1mo gennaio (Capodanno) fino all fine di Maggio/meta' Giugno (a seconda del calendario liturgico.
Molte delle tradizioni elencate non sono ovviamente prettamente Moschianesi (tutti festeggiano il Capodanno), ma noi vogliamo descrivere e ricordare il come queste ricorrenze vengono sentite e festeggiate a Moschiano.
Clicca su una tradizione nella lista seguente per saperne di piu' di ognuna di esse
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40 Ore
Il Giovedi' Santo - Ultima Cena - I Sepolcri
Il Venerdi' Santo - Le processioni del mattino
Il Venerdi' Santo - Le tre ore di agonia
Il Venerdi' Santo - La processione del Gesu'morto
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L'Epifania (La Befana)
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E' La festa che chiude il periodo Natalizio celebrando la manifestazione di Gesu' al mondo, ma anche la festa dei bambini e la prima festa del nuovo anno.
Quelli non piu' tanto giovani ricorderanno certamente che fino a qualche decennio fa era aspettata dai bambini forse piu' del Natale.
Il motivo era semplice: i bambini ricevevano i doni.
Chi non ricorda la trepidazione per vedere se "la Befana" era venuta giu' dal camino, che doni aveva portato e se c'era' o meno del carbone nella calza?
Il nesso con il Natale e la tradizione religiosa dei re Magi che portarono i doni a Gesu' e' ovvio.
A Moschiano l'Epifania si celebra(va) con la processione della statua del Bambino Gesu' in una forma per cosi' dire "ridotta" la sera del 6 Gennaio dopo il Santo Rosario e la Benedizione Eucaristica.
Processione in forma ridotta, ma non per questo meno caratteristica, perche' la statua di Gesu' Bambino veniva portatata dal parroco (vestito col Piviale) e sotto l'ombrellino processionale dorato scortato da una fila di bambini e ragazzi con le candeline accese.
La processione partiva dalla chiesa in Piazza andando verso il Rione Croce, ma solo fino all'inizio del "Chiaio" (dove oggi e' situato il salona da barbiere di Tonino ed il Bar "da Tano") per poi tornare indietro e proseguire verso Capomoschiano fino al limite dell'allora Parrocchia di San Bartolomeo e Corpo di Cristo (poco sopra la Salumeria Mazzocca) delimitata da una grossa pietra nel muro delle case che ancora oggi si puo' notare (vedi foto).
Da qualche anno grazie all commercializzazione e globalizzazione del Natale la Befana e' stata pian piano sostituita da Babbo Natale (ispirato all tradizione nordica) e forse saranno pochissimi quelli che ancora attendono la Befana la notte tre il 5 ed il 6 Gennaio.
Fino al 1976 la festa dell'Epifania era anche celebrata civilmente. Nel 1977 nell'ambito della ristrutturazione del calendario civile e la riduzione delle festivita', teso a ridurre il numero delle interruzioni della catena produttiva, il governo di allora la aboli' come festa civile solo per essere reintrodotta nel 1985 su pressione sopratutto dei commercianti. Tipico esempio di come il sacro ed il profano spesso si sovrappongano.
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La Candelora
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Festeggiata il 2 Febbraio con questo nome si indica piu' comunemente la celebrazione liturgica della Presentazione di Gesu' al tempio.
Il nome deriva dalla tradizione di benedire e distribuire delle piccole candele per ricordare al mondo Cristo "luce per illuminare le genti".
Probabilmente il nome popolare deriva dalla tradizione Greca e/o Romana del lucernario.
Qualunque siano le sue origini negli anni passati a Moschiano la festa era molto sentita e le candele distribuite in chiesa erano conservate in ogni casa. Esse venivano accese dai nostri nonni sopratutto in caso di brutti temporali o altre emergenze come una richiesta al Padre Celeste di stendere la sua mano protettrice sulla famiglia
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San Biagio
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Il 3 Febbraio si celebra San Biagio la cui statua forse centenaria si puo' ancora ammirare nella chiesa della dell'Immacolata giu' al rione Croce.
La statua di San Biagio e' in realta' un busto del Santo Vescovo in cartone molto leggero. Fino a qualche anno fa lo si portava in processione ed e' ancora viva nella nostra memoria un episodio degli anni '70. Mentre la processione si avviava mestamente di nuovo verso la chiesa dell'Immacolata, poco prima del salone da barbiere Rega fu colta da un'improvviso acquazzone. Per evitare che la statua del Santo si danneggiasse si trovo' scampo in uno dei tanti portoni che all'epoca erano situati lungo la strada. Dopo qualche minuto la pioggia cesso' per cui si decise di riprendere con la processione. Purtroppo furono fatti solo poche decine di metri quando ricomincio' a piovere. A quel putno si era proprio davanti all'edificio scolastico e non c'era alcun riparo. I giovanotti che portavano a spalla la statua del Santo decisero allora che sarebbe stato piu' opportuno accellerare il passo e trovare rifugio in qualche casa o portone piu' giu'. In realta' la processione si trasformo' in una corsa e da lontano si vedeva il Santo letteralmente galoppare giu' per la strada verso la sua chiesa.
L'effetto fu forse un po' comico, ma il risultato fu certamente quello voluto. La statua del Santo era salva.
Dopo l'aneddoto un po' divertente di cui sopra vogliamo ricordare invece una vera tradizione Moschianese resa celebre forse da alcune persone tipiche del paese.
Come si sa San Biagio era un dottore divenuto vescovo e martire ucciso nel 319 DC. Egli e' venerato sia dai cattolici che dai cristiani ortodossi. E' conosciuto come protettore della gola (o otorinolaringoiatra in generale). Quasi ovunque in occasione della sua festa i sacerdoti dopo le SS Messe benedicono le gole dei fedeli.
Questa tradizione era viva anche a Moschiano e fino ad alcuni anni fa questo avveniva particolarmente la sera del 3 Febbraio dopo la recita del SS Rosario e la benedizione Eucaristica. Quello di peculiare che c'era invece nella benedizione delle gole a Moschiano e' che essa non veniva fatta con l'imposizione di due candele incrociate come avveniva ed avviene in altre chiese ma con il sacerdote che bendiceva (ed ungeva) la gola dei fedeli con una piuma imbevuta in dell'olio (strettamente olio di oliva Moschianese).
Per quelli invece che non potevano andare in chiesa ci pensavano parenti o amici in un modo molto semplice e geniale.
Una volta che la persona si avvcinava al sacerdote per la benedizione si chiedeva di intingere ("inzuppare" letteralmente) un batuffolo di stoffa (la cosidetta pupacella) nell'olio santo cosi' da poterlo portare a casa e benedire le gole di coloro che non avevano potuto partecipare alla cerimonia in chiesa.
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Il Carnevale
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Non si hanno molte certezze ne' documenti circa la celebrazione del carnevale a Moschiano nella prima meta' del secolo scorso o ancor prima. Racconti tramandatici dai nostri nonni parlano di una "Cantata della Zeza" ma non ne sappiamo di piu'. Di sicuro invece sappiamo che durante gli anni tra il 1950 e la seconda meta' degli anni '60 i piu' grandicelli organizzavano varie manifestazioni per le vie di Moschiano come "l'Intreccio del Palo" ed appunto la Cantata della Zeza. I bambini invece si vestivano con lenzuala e coprivano il viso con maschere di cartone raffiguranti i vari eroi dell'epoca spesso visti attraverso le poche televisioni e di sera, a gruppi, passavano di casa in casa battendo il terreno con dei bastoni.
Per alcuni anni poi questa consuetudine si fermo'. Fu ripresa nella meta' degli anni '70 da un gruppo di giovani che si organizzarono in quella che poi fu l'antenato della Pro Loco. Nel 1976 infatti si organizzo' un "Funerale di Carnevale" per le vie del paese portando in corteo su un carro "Carnevale morto" con tanto di persone in costume che precedevano e seguivano il carro e piangevano tra l'ilarita' di tutti. Da allora in poi anche se non continuamente ci sono state varie manifestazioni nonche' feste mascherate in abitazioni private o organizzate da vari gruppi.
Negli ultimi decenni la Pro Loco ed altre organizzazioni hanno dato vita a festivita' varie incluso elaborate sfilate in costume e carri allegorici per le vie di Moschiano.
Una nota per citare come per il giorno di quaresima (mercoledi' delle Ceneri) in alcuni vicoli di Moschiano era d'uso appendere tra due balconi un manichino vestito di stracci raffigurante appunto "Quaresima". Degna di nota sopratutto quello curato dalla famiglia Pacia all'altezza del vicolo San Rocco.
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La Domenica delle Palme
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Con la Domenica delle Palme inizia il ciclo della Settimana Santa e delle sue celebrazioni che sono molte sentite dagli abitanti di Moschiano e del Vallo di Lauro.
Gia dalla sera precedente la Domenica della Palme in quasi tutte le famiglie si "Intrecciavano le Palme" che sarebbero poi state portate in chiesa per essere benedette. L'azione consisteva nel tagliare foglie di ulivo da diversi ramoscelli (naturalmente le piu' belle) in coppie per poi appunto intrecciarle in modo stretto attorno ad un altro ramoscello lungo fino a 30-40 cm. Negli anni che vanno tra il '50 ed il 2000 era anche d'uopo per le ragazze dell'Azione Cattolica di selezionare le foglie di ulivo piu' grosse e belle, immergerle in un colorante argenteo o dorato e poi offrirle a coloro che venivano in chiesa per la SS Messa.
I ragazzi del paese invece che portare semplici palme si procuravano veri e propri rami di ulivo spesso alti fino a 2 metri (i "frasconi") e si ammassavano in Piazza prima della SS Messa pronti an accalcarsi con questi rami d'ulivo d'avanti alla porta della chiesa quando il Parroco giungeva per la benedizione. Una volta tornati a casa i vari rami venivano portati nei campi ed attaccati a quache albero cosi' che quasi la benedizione si sarebbe estesa a tutto il campo ed il raccolto che stava germogliando.
A cominciare dal 1973 da una idea dell'allora Parroco Don Salvatore Pierro i giovani della parrocchia in Piazza (allora si chiamava San Bartolomeo e Corpo di Cristo) decisero in questo giorno di tenere una Via Crucis per le vie di Moschiano. La processione, con la semplice Croce, partiva dalla chiesa in Piazza e seguiva il percorso delle altre processioni lungo via D'Avidaia (come allora si chiamava). Le meditazioni per ogni Stazione della Via Crucis venivano preparate dai giovani e lette da varie persone dai balconi delle abitazioni. Questa pratica si e' poi evoluta nel tempo con delle rievocazioni piu' elaborate, spesso in costume ed estendendosi ad altre vie del paese adeguandosi alla diversa realta' sociale, culturale e topografica.
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Il Lunedi' Santo
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Molti si chiederanno cosa si fa' di speciale il Lunedi' Santo a Moschiano da essere annoverato tra le "tradizioni" da ricordare.
Ebbene ora non lo si fa piu' ma fino agli anni '70 il Lunedi Santo era il giorno in cui gli uomini adulti facevano delle processioni per Moschiano vestiti con il camice delle congreghe e con una corona di spine sul capo cantanto i versi dei canti che poi venivano eseguiti nelle processioni del Venerdi' Santo. Diciamo una specie di "prova generale" eccetto che alla fine della prova si andava tutti in chiesa per le confessioni ed il "precetto Pasquale degli uomini". Questo e' anche il giorni in cui la "commissione della Madonna della Carita'" distribuisce il formaggio e la pasta per la "pastiera" del Sabato Santo.
Questa e’ un’altra delle tradizioni tipiche moschianesi. E’ un modo questo per raccogliere fondi per la festa che si terra’ al Santuario del Lunedi’ in Albis e per altre celebrazioni. I fondi raccolti serviranno durante l’anno anche per la manutenzione dello stesso Santuario. Il tutto comincia il Mercoledi’ delle Ceneri. Rappresentanti della commissione vanno di casa in casa a chiedere ad ogni famiglia di fare una promessa (“sottoscrizione) di donare, durante la quaresima, dei soldi per la Madonna. In ritorno loro avranno del formaggio e della pasta per la pastiera del Sabato Santo in base a quanto hanno contribuito nell’arco dei quaranta giorni che separano il Mercoledi’ delle Ceneri da Pasqua. Una volta fatta la promessa I membri del comitato passeranno per ogni casa ogni Domenica a raccogliere I fondi. Una volta il tutto era documentato in un libro le cui pagini erano composte ciascuna da tanti quadratini numerati sequenzialmente ognuno rappresentante una certa somma 50, 100 lire che venivano staccati in base a quanto si aveva contributo quel giorno. I quadratini staccati erano lasciati alle famaglie quasi una forma di ricevuta mentre quelli rimasti nel libricino erano il “bilancio”. Si aveva cosi’, “real time” diremmo oggi, il riassunto della situazione di quanto ogni famiglia avesse contribuito, e quanto formaggio e pasta gli spettasse. Un modo pratico, semplice ed efficace per unire offerte, fede e contabilita’.
Un'altra tradizione (ma questa era diffusa un po' in tutta Italia) e' quella della benedizione delle case. Gia' a partire dall'inizio della quaresima il parroco con l'aiuto di qualche chierichetto che porta l'aspersorio comincia avisitare tutte le case del paese per impartire la benedizione pasquale. Questa era anche l'occasione per il parroco di incontrare magari qualche parrocchiano che non era tanto assiduo in chiesa. Era d'uso un tempo ora non piu' di donare allo stesso dopo il rito delle uova , formaggio o pasta. Negli anni '70 il parroco lasciava una palma o un ramoschello d'ulivo ed un ricordino con una preghiera in una busta di plastica ptrasparente. La palma sarebbe stata benedetta la Domenica delle Palme ed appese poi al muro di una stanza.
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Il Giovedi' Santo - Ultima Cena - I Sepolcri
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Il Triduo Pasquale a Moschiano comincia come in tutte le Parrocchie Cristiane con la celebrazione della Santa Messa "In Coena Domini", con la lavanda dei piedi e la riposizione del SS Sacramento nel "Sepolcro".
Andiamo per ordine. La celebrazione della Santa Messa del Giovedi' Santo negli anni passati aveva qualcosa di speciale. La chiesa era sempre affollata ma qualcosa di diverso si vedeva di fronte all'altare. Vi era preparato un tavolo con dodici posti. Ad ogni posto c'era una ciambella di pane (il cosidetto "tortano"), dei finocchi ed un pezzo di carta con dentro un pesce (usualmente un sarago). Inoltre c'era per ogni posto un bicchiere vuoto ma la bottiglia con del vino rosso era al centro del tavolo. Ai piedi del tavolo una brocca con l'acqua, una bacinella con dei pezzi di limone tagliati, delle tovaglie e poi una grande cesta con tanti piccoli pezzi di pane.
Nei banchi in prima fila 12 uomini anzianotti tutti vestiti con il camice bianco a rappresentare gli "Apostoli".
Prima della Santa Messa il parroco andava al tabernacolo e distribuiva la Santa Comunione a queste dodici persone. Poi si procedeva con la Messa come sempre fino al momento della lavanda dei piedi. Il celebrante toglieva la casula, si cingenva di una tovaglia ed ,aiutato dai chierichetti, passava a lavare i piedi uno alla volta ai dodici uomini in prima fila. Quando tutto era finito si faceva da parte e lavava a sua volta le mani con acqua, sapone e poi li disinfettava col limone tagliato (fino a qualche anno fa non c'erano i disinfettanti liquidi).
Una volta terminata la lavanda dei piedi si procedeva con la “Comunione degli Apostoli”. Il celebrante si avvicinava alla cesta con il pane tagliato e ne distribuiva un pezzo ad ognuno dei 12 uomini invitandoli a mangiarlo dopodiche' mesceva del vino nei bicchieri e lo offriva agli stessi invitandoli a bere. Chiara la simbologia ed il ricordo dell'Ultima Cena.
Finita la Messa veniva il momento della riposizione del Santissimo Sacramento nel Sepolcro. Questo era di solito allestito con una grande abbondanza di fiori e candele in una delle cappelle laterali. In tempi antichi quando il commercio dei fiori era molto ridotto l'addobbo lo si faceva con dei vasi in terracotta offerti dai parrocchiani in cui nei mesi precedenti era stato piantato del grano e fatto germogliare all'oscuro. Nel venire fuori il grano si colorava di verde, giallo e bianco. Le persone allora lo intrecciavano in diverse maniere prima di portarlo in chiesa per abbellire il Sepolcro.
Quando anche questa funzione era finita si faceva un cenno alle persone che avevano assistito alla sacra funzione che potevano avvicinarsi all'altare dove alcune persone (spesso membri del comitato festa) provvedevano a distribuire ad ognuno i pezzi di pane. Molti chiedevano qualche pezzo in piu' per portarlo a coloro che non erano potuti venire alla funzione.
Poi tutti a passaggio e magari si andava nelle altre chiese di Moschiano o del Vallo per far "visita ai Sepolcri".
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![]() Sepolcro Parrocchia Incoronata - Anni 70 |
![]() Sepolcro 2022 |
Il Venerdi' Santo - Le processioni del mattino
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Le processioni mattutine del Venerdi' Santo si rifanno probabilmente ad una tradizione millenaria a Moschiano come nel Vallo ed un po' in tutta Italia forse risalenti alle Sacre rappresentazioni di un tempo.
A cominciare dagli anni '80 ai drappeggi, fiaccole e altri artifatti antichi si sono aggiunti presenze di figuranti con costumi d'epoca rappresentanti soldati romani, matrone, governanti, ecc con costumi degni di cinecitta' come anche la presenza di una persona raffigurante Gesu' con la croce. Anche se il tutto ha piu' il sapore di un set cinemaografico che una sacra rappresentazione esso comunque contribuisce al mantenimaento di una delle piu' belle tradizioni locali. Un ruolo importante hanno i cantori vestiti di camici bianchi e con corone di spine sul capo che intonano versi che forse un tempo erano diversi e si rifacevano allo Stabat Mater del 13mo secolo ma oggigiorno sono tratti dal ...
A Moschiano il corteo parte al mattino di buon'ora da Capomoschiano e si snoda per la via principale di Moschiano per poi proseguire (in auto) per Lauro ed i paesi vicini. Il suo avvicinamento e' percepito dallo scandire ritmico del rullo dei tamburi dei figuranti-soldati romani che lo precedono. Di tanto in tanto il corteo si ferma ed i cantori intonanto un versetto degli inni. La fermata nelle varie chiese che si incontrano lungo il persorso e' d'obbligo.
Citare i partecipanti, l'ordine e versi dei cori nonche' notizie sui drappi che vengoni portati in giro
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Il Venerdi' Santo - Le tre ore di agonia
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Le tre ore d'agonia crediamo sia una tradizione puramente Moschianese. Almeno non siamo a conoscenza di una simile rito negli altri paesi del Vallo di lauro ne' dell'agro Nolano.
Essa consiste nella rievocazione e meditazione dell ultime frasi di Gesu' sulla Croce prima di morire (le cosidette "7 Parole") . Andiamo per ordine nella descrizione dell'evento.
Per antica tradizione sin dai tempi in cui a Moschiano c'erano 2 parrocchie le celebarzioni del Venerdi' Santo si svolgevano nella chiesa in Piazza.
Si cominciava a preparare l'altare in chiesa di buon mattino del Verdi' Santo (e spesso anche la sera del Giovedi' Santo dopo la riposizione di Gesu' nel Sepolcro).
Si sgombrava l'altare maggiore dei fiori e si stendeva un lungo telo nero che copriva tutto l'altare in marmo fino a ben sopra i candelieri.
Al centro giusto sopra il tabernaclo si metteva un cubo altro circa un metro su cui si fissava la croce con il Gesu' (a grandezza naturale) che normalmente era custodito nella teca a vetri sotto il primo altare a destra appena si entra in chiesa. La caratteristica di questo Gesu' e' che aveva (ed ha) le braccia che si potevano distendere lungo il corpo oppure permettevano di tenerlo appeso alla croce.
Alla Sua destra ed alla Sua sinistra si fissavano sul telo le figure dipinte su carta (anche loro a grandezza naturale) di due persone in croce rappresentanti i due ladroni.
AI piedi della Croce, sui gradini dell'altare si mettevano le statue di San Giovanni e dell'Addolorata.
Fino agli anni '70 nello spazio che va dalla prima cappella a sinistra vicino all'altare maggiore e fin su alla balaustra al posto dei banchi per le persone, veniva montato un palco addobbato che serviva ad ospitare una piccola orchestra sinfonica. In seguito si fece a meno del palco e l'orchestra con i cantori erano al livello del popolo, per poi passare in cantoria alla fine della chiesa sopra il "tamburo".
Verso le 2:30 - 3 del pomeriggio il parroco dava inizio alle funzioni religiose con la cosidetta "messa secca". Essa era non altro quello che in gergo viene chiamata "l'Adorazione della Croce" e la distribuzione dell'Eucarestia.
Appena questa funzione era finita si accantonavano da un lato i fiori ed i candelieri che erano serviti per il Sepolcro e lo si sostituivano con i banchi per permettere alla agente di partecipare alla funzione seguente: "Le tre ore d'agonia".
Verso le 4 si cominciava. Sul pulpito a destra c'era' un predicatore. Di solito un frate cappuccino del vicino convento di San Giovanni in Palco a Taurano. Il piu' fomoso e richiesto era Padre Beniamino. Le sue omelie erano a dir poco "epiche".
Il Padre Predicatore iniziava con una riflessione introduttiva per poi proseguire con altre 7 ognuna a descrivere e meditare sulle ultime frasi di Gesu':
- Padre , perdona loro, poiche' non sanno quello che fanno
- In verita' ti dico, oggi sarai con me in Paradiso
- Donna, ecco tuo Figlio. Figlio, ecco tua Madre
- Dio mio, Dio mio, perche' mi hai abbandonato?
- Ho sete
- Tutto e' compiuto
- Padre, nelle tue mani affido il mio spirito.
Tra una meditazione e l'altra l'orchestra eseguiva un breve brano di musica classica. In media il tutto durava circa un'ora e trenta o poco piu'
Sembrera' strano ma la gente in chiesa era tanta.
Mentre avveniva tutto questo sull'altare e dietro il telo c'era un sacco di movimento. Le persone della "Commissione del Gesu' Morto" erano tutte intente a preparare "la Culla". Essa era un piano di legno (a mo’ di lettino) ricoperto con teli bianchi ed addobbato con fiori su cui sarebbe stato messo Gesu'. Aveva ovviamente dei piedi ma ancge delle estensioni laterali (6) per permettere la presa per la processione
I gradini dell'altare invece si andavano popolando di bambini vestiti da "angeli" con tanto di tuniche blue ed oro, corazze, elmi ed ali oppure di bambine vestite di bianco (le "verginelle").
Finito l'ultimo brano dopo la settima "parola" il padre predicatore teneva la meditazione conclusiva che si chiudeva con la "schiodazione". Il Parroco saliva all'altezza della croce ed all'incipit del predicatore cominciava a togliere i chiodi dai piedi e dalle mani del Crocefisso. Questo non dopo aver avvolto un lenzuolo bianco attorno al torso e sotto le braccia di Gesu' per permetterlo di calarlo dalla Croce ed adagiarlo nella "culla" apposta preparata.
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Il Venerdi Santo - La processione del Gesu' morto
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Finite le “Tre ore d’agonia” con l’ultima meditazione, la schiodazione e l’adagiamento di Gesu’ nella “culla” ci si preparava per la processione del Venerdi’ Santo.
Questa e’ una processione molto sentita a Moschiano (come nel mondo intero). La folla, gia’ numerosa in chiesa per ascoltare le parole del Padre Predicatore, si ingrossa ed accalca a dismisura in piazza in attesa della processione. Tutti sono vestiti in modo quasi elegante, a festa oseremmo dire. Gli uomini con giacca e cravatta , le donne con I vestiti “buoni” della Domenica. I ragazzini altrettanto.
Il corteo processionale non e’ pero’ quello tipico delle feste. Non ci sono le “congreghe” prima della statua, non c’e’ la banda musicale dopo di essa. Al posto dei bambini e ragazzi dell’Azione Cattolica o delle altre associazioni il corteo viene aperto dalle “verginelle” (bambine vestine di bianco) accompagnate da volontarie e catechiste tutte dietro ad una cordone di canape dorato a forma di U per far si che non si disperdano. A seguire la Croce con I chierichetti disposti in ordine su due file parallele ai lati della strada con il Parroco vestito solo con l’abito talare, nero. Dietro di loro gli “angioletti”. I bambini vestiti da angeli quasi a “far quadatro” attorno al corpo di Gesu disteso nella culla anche loro dietro un cordone di canapa accompagnati dai catechisti.
Finalmente la statua di Gesu’, staccato dalla Croce e distesa su quel letto bianco che man mano si ricopre di fiori lanciati dalla gente lungo il percorso. Sembra quasi che dorma. La culla e’ portata a mano da 6 persone che, di volta in volta, cedono il loro posto ad altri (spesso familiari o amici) ma solo per poco tempo. Una volta si faceva a gara e si offrivano soldi per il privilegio di poter portare la culla di Gesu’. Spesso si teneva quasi un’asta a chi offriva di piu’ e i soldi offerti sarebbero serviti per pagare le spese per le cerimonie.
La processione prosegue cosi’ mesta per tutto il paese, prima giu’ verso la Croce poi su per la stessa strada verso Capomoschiano per poi tornare in piazza dopo circa un’ora.
Una volta giunta di nuovo in piazza non si entrava subito in Chiesa. Si adagiava Gesu’ in mezzo alla Piazza con la gente tutta intorno. Si aspettava che tutti fossero arrivati e dopo un minuto di silenzio ecco che il Padre Predicatore cominciava con la sua ultima riflessione da un balcone di una abitazione di fronte alla Chiesa. Il tutto in un’atmosfera quasi surreale con la piazza illuminata un tempo dalle poche lampade che vi erano e forse da qualche candela con la gente intenta ad ascoltare ed in bambini ormai stanchi che cercavano le lor mamme per tornarsene a casa.
Quando dal balcone erano risuonate in piazza le ultime parole, si riportava Gesu in chiesa e lo si poneva di fronte all’altare rivolto verso la gente che allora cominciava ad affollarsi per baciarlo e prendere a mo’ di reliquia qualche fiore che ora ricoprivano la culla nella sua totalita’. Spesso nel brusio generale che ne seguiva si faceva a gomitate per prendere I fiori o forse solo I petali migliori.
Il grande ricordo della Passione e morte di Gesu’ si concludeva cosi’ ma la Chiesa rimaneva aperta per dar adito a tutti di fare ancora una visita. La strada allora si animava e brulicava di gente fino a tardi in attesa della Pasqua di Resurrezione. Ma a Moschiano prima della Domenica di Resurrezione c’era ed ancora c'e' la tradizione di celebrare il Sabato Santo come da nessun’altra parte.
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![]() Processione venerdi santo 3 |
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![]() Processione venerdi Santo 2 |
![]() Processione Venerdi Santo 1 |
![]() Predica in Piazza |
![]() Venerdi Santo 2 inizio anni 70 |
![]() Venerdi Santo 1 Inizio anni 70 |
![]() Venerdi Santo 3 Inizio anni 70 |
![]() Venerdi Santo 4 Inizio anni 70 |
Sabato Santo
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Il Sabato Santo a Moschiano e’ sinonimo di “pastiera”. Non il dolce tipico napoletano, anche quello (ma si preparano gia’ il Giovedi’ Santo), ma quella che altri definisconono “frittatina di pasta”. Da noi e’ di piu’, ma molto di piu’, di una semplice “frittatina”.
Intanto in chiesa al mattino c’e’ un gran da farsi per prepare per la Veglia Pasquale. Bisogna togliere il velo nero che copriva l’altare per le “Tre ore d’agonia”, mettere al proprio posto le statue di Gesu, San Giovanni e la Madonna che erano state portate in processione il giorno prima, pulire il pavimento da capo a fondo dai resedui lasciati dal gran via vai della processione del giorno prima, addobbare l’altare con fiori per la grande festa della Resurrezione.
Nelle case intanto si preparano I forni a legna ed I tegami circolari (“ruoti”) con la pasta condita con sugna, uova, pepe, e tanto, tanto formaggio pecorino. Chi non ha un forno dietro casa chiede a vicini e famigliari di unirsi a loro per cuocere le pietanze.
La pastiera la si prepara usando principalmente e rigorosamente pasta lunga, preferibilmente “Mezzanelli” ma, in mancanza vanno bene anche le “Regine” oppure I “Bucatini”. Molte famiglie usano la pasta che era stata distribuita a partire dal Lunedi’ Santo dalla “Commissione della Madonna della Carita’”.
Quando il forno e’ pronto (e solo le nostre mamme e nonne sapevano quando il forno fosse pronto semplicemente guardando il colore dei mattoni all’interno) I vari tegami vengono “infornati” con cura e da mano esperte fino a giudicarne la cottura ancora una volta “ad occhio” (con la tipica crosta della pasta bruciacchiata in superfice). Verso le 2, 3 del pomeriggio ci si mette tutti a tavola per assaggiarle con delle porzioni usualmente “abbondanti”. Dopo la pastiera e’ il turno della tradizionale “sopressata paesana” un tempo fatta in famiglia a Gennaio, Febbraio usando carni dei maiali allevati dietro casa. Sembra di sentire ancora il profumo di entrambi e vederne I colori giallo, arancio quasi ocra della pastiera e rosso con chiazze di bianco (il grasso) e nero (I granuli di pepe) che spiccano dalla carne rossa e compatta delle sopressate. Il tutto accompagnato con una fresca insalata di lattuga o scarola ed un buon bicchiere di vino rosso. Produzione locale e familiare naturalmente. Si badi bene non ci si limita a fare solo una o due pastiere. No. Ogni famiglia ne prepapra per almeno il doppio delle persone che si aspettano per il pranzo. Quelle che restano serviranno per il pellegrinaggio al Santuarion del Lunedi’ in Albis e per la tradizionale scampagnata nei castegneti del Cerreto, Pizzone o Serra.
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![]() Pastiere 1 |
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![]() Sopressata |
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![]() pastiere grano 3 |
![]() Pastiere grano 2 |
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Pasqua
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Una volta si aspettava la mezzanotte per la Messa di Pasqua. Ora non piu’ e di solito la funzione, piena di simbolismo, comincia verso le ore 9 di sera e qualche volta anche prima (il rituale Cattolico detta che sia dopo il tramonto).
In Piazza (come una volta a Capomoschiano) nell’antrone della Chiesa e’ pronto il braciere con dei ramoscelli secchi. Sul tavolo il cero, attorno il parroco, I chierichetti con il turibolo vuoto ma pronto, la gente. In piazza ritardari che corrono per non perdere la cerimonia oppure si avvicina gente che ha passato la serata a giocare a carte al bar. La chiesa e’ completamente buia. Si sente qualche voce oppure il rumore di una motore di un auto che romba da lontano. Si accende il fuoco tra il silenzio generale. Lo si benedice. Si accende il cero simbolo di Cristo luce vera del mondo. Il parroco traccia su di esso dei segni, una croce, l’Alfa e l’Omega, prima ed ultima lettera dell’alfabeto Greco per indicare che Cristo e’ il principio e la fine di tutte le cose. Le cifre dell’anno corrente per indicare che Gesu’ e’ vivo oggi ed infine inserisce cinque grani d’incenso alle estremita’ ed al centro della croce che e’ stampata sul cero per ricordare le piaghe di Cristo.
Poi si procede con la processione dalla porta della chiesa fino all’altare. Ogni tanto il saredote si ferma e proclama: “La luce di Cristo” e le piccole candele che erano state distribuite ai fedeli prima della cerimonia cominciano ad accendersi cosi’ come le luci in chiesa. Un’onda di luce si propaga nell’edifico e simbolicamente nel mondo.
La celebrazione continua con le letture dal nuovo e vecchio Testamento e con la proclamazione del Gloria accompagnate dal rintocco delle campane ed il tintinnio dei campanelli presenti in chiesa.
La Messa poi prosegue ma alla fine, dopo che il parroco si e’ ritirato in sacrestia, si assiste ad un via vai di persone che entrano dalla porta della sacrestia che da' in chiesa ed esce dalla porta che da’ nell’uffico parrocchiale (una volta chiamata “sede” per indicare la sede dell’Azione Cattolica) per porgere gli auguri di Buona Pasqua al Parroco. In piazza tutti a scambiarsi gli auguri prima di tornare a casa.
Al mattino della Domenica c’e’ aria di festa in giro. La parola “Auguri” rimbalza di bocca in bocca. Le Messe sono piu’ affollate del solito, cosi’ come lo sono I bar prima e dopo. Ci si ferma con gli amici per una partita a carte un aperitivo e, se la ricorrenza e’ in Aprile, con il bel tempo, magari anche per un primo gelato da “Minuccio”.
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Lunedi' in Albis
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Prima che il Lunedi’ in Albis fosse il giorno della “gita fuori porta” a Roma esso era a Moschiano il giorno del pellegrinaggio al Santuario della Carita’. Insieme all’ “Ottava di Pasqua”,il Lunedi’ di Pentecoste ed il 14 Giugno esso costituisce da secoli uno dei quattro giorni in cui, per tradizione, I Moschianesi, ma non solo, si recano al Santuario. Il prof Pasquale Moschiano nel suo libro “Il Santuario della Madonna della Carita’” Edito Istituto Anselmi Marigliano del 1972, a cui rimandiamo, ne fa una piu’ dettagliata descrizione della storia e del suo aspetto folkloristico. Come ricostruisce anche la storia di Moschiano e del Santuario e descrive in maniera esaustiva fatti, storie, loughi, eventi e personaggi. Non vogliamo noi qui sporcare con le nostre parole quanto cosi’ meravigliosamente e’ stato descritto dal prof. Moschiano.
Vogliamo invece semplicemente osservare che se c’e’ tradizione da ricordare a Moschiano questa del Lunedi’ in Albis e’ la madre di tutte e di come per secoli I Moschianesi in un misto di tradizione, fede, cultura, partecipazione e volontariato l’hanno resa immortale. Non a caso la missione della nostra Pro Loco si rifa’ alla virtu’ della tradizione tramandatoci dai nostri avi e a cui siamo grati.
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Ottava di Pasqua
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Questa e’ un po’ la “festa dimenticata” di Moschiano e della Carita’. Non conosciamo le origini e le ragioni di questo secondo pellegrinaggio alla Carita 7 giorni dopo quello del Lunedi’ in Albis. Forse una volta era molto in auge. Di sicuro col passare del tempo ha perso il suo lustre e negli ultimi anni si celebra si ancora qualche Messa su al Santuario ma la gente che vi attende e’ ben poca. Non per questo pero’ dobbiamo dimenticare questa bella tradizione o lasciarla decadere.
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![]() Festa della mamma 1969 |
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![]() Festa della mamma 1974 |
La Festa della mamma
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Verso la fine degli anni ’60 con la venuta nelle parrocchie di una suora dal convento delle Figlie della Carita’ in Lauro (Suor Pia Cimetta), a Moschiano, sopratutto nella Parrocchia in Piazza, si comincio’ a celebrare la festa della mamma.
Questo era un modo per accogliere I piu’ piccoli e tenerli impegnati ed allo stesso tempo dare loro una educazione Cristiana.
Le feste consistevano in piccolo recite, canti e qualche volta saggi di danza preparati dalla Maestra di Ballo Maria Luisa Bossone e si tenevano spesso nell’edificio scolastico ma a volte anche in Parrochia oppure in Piazza nello spazio antistante la canonica.
Inutile dire che questa era una festa molto gradita sia ai bambini che alle mamme che accorrevano numerose e spesso lanciavano fiori ai loro piccoli durante le esibizioni.
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Pentecoste
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Pentecoste si sa e’ la festa Cristiana che si celebra 50 giorni dopo la Pasqua per ricordare la discesa dello Spirito Santo. Da noi e' anche conosciuta ta tempi remoti come Pasca Rosata (Pasqua delle Rose) nome dato forse per l’antica usanza che si tiene in chiesa in piazza prima della Santa Messa delle ore 11 quando il parroco lancia petali di rose e confetti (“cannellini”) alla gente che e’ in chiesa per la funzione quasi come fosse una benedizione.
Il gesto, certamente simbolico, si rifa’ forse alla tradizione che vuole che lo Spirito Santo sia disceso sugli apostoli come “lingue di fuoco” e ricorda quello che si fa a Roma al Pantheon quando nella stessa occasione I vigili del fuoco fanno scendere petali di rose dal soffitto..
Da qualche decennio Pentecoste e’ anche diventata ufficialmente Festa Patronale di Moschiano perche’ essa e’ strettamente legata al culto della Madonna della Carita’ ed al pellegrinaggio che si svolge al Santuario il Lunedi’ di Pentecoste.
Per celebrare questa occasione si svolge a Moschiano una processione con la statua lignea della Madonna della Carita’ opera del lavoro di Gaspare Dalia che dal 1989 si trova nella chiesa in Piazza.
Ricordiamo che antecedentemente al 1989 L’unica statua della Madonna della Carita’ era quella al Santuario che come ben si sa e' fissa e non e’ neanche essa l’originale dato che quella in legno originale brucio’ il 15 Aprile 1928 a causa di lumini accesi lasciati troppo vicini ad essa.
In parrocchia invece (come anche nella Chiesa dell’Immacolata alla Croce) al posto della statua c’era un quadro con l’effige della Madonna. Esso era posto sul lato sinistro guardando l’altare prima delle balaustre (anche esse non sono piu’ presenti), mentre a destra c’era un quadro della Madonna di Pompei.
Giu’ alla Croce invece il quadro e’ ancora presente in una cappella laterale tutta per se alla sinistra dell’altare maggiore.
Era il quadro che si trovava nella chiesa del Corpo di Cristo che veniva portato in processione il giorno di Pentecoste e che fu poi sostituito dalla Statua in legno scolpito.
Con l’introduzione dell’uso della Statua lignea e con il cambiare dei tempi (diremmo noi) cambio’ anche la tradizione di “vestire” di oro la Madonna. Questo non avveniva piu’ con la statua alla Carita’ il Lunedi’ in Albis o di Pentecoste, ma avveniva invece per la processione con la statua lignea in parrocchia per la festa Patronale il Lunedi’ di Pentecoste ed il giorno della festa ad Agosto.
Negli anni ’80 tutto l’oro donato fu trasferito dai supporti di tessuti su cui era stato cucito per anni e che erano stati adattati per la Statua al Santuario su un nuovo telo a forma di manto che poteva essere piu’ facilmente posto sulle spalle della nuova statua in parrocchia. Essendo la nuova statua gia’ essere stata intarsiata con una corana sul capo della Madonna e del Bambino Gesu' la corona in oro non veniva posta sul loro capo destinandola solo alle (rare) occasioni all Carita'.
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La Processione
La processione della Statua (o del quadro in tempi passati) della Madonna della Cariata' avviene quindi la Domenica di Pentecposte e come tutte le “grandi processioni” di Moschiano un tempo aveva una struttura ed organizzazione molto particolare.
Intanto c’era la Messa Solenna (una volta cosi detta “messa cantata”) alle 11. Essa di solito prevede anche il “panegirico”, ovvero una omelia tenuta da un apposito “Predicatore” spesso chiamato da altre parrocchie o conventi con indubbie caratteristiche oratorie e che un tempo era molto seguita ed auspicata dalla gente. Negli anni ’70 le ragazze del coro parrocchiale si sistemavano sull’altare sulla sinistra. In seguito il coro si sposto' nei primi banchi sempre sul lato sinistro per passare poi sullo spazio riservato all'organo supro il "tamburo" all'entrata.
Verso la meta’ della funzione cominciavano ad entrare in chiesa delle signore con delle ceste e le poggiavano sugli ultimi altarini laterali vicino al “tamburo”, Esse contenevano le “cappe” dei membri delle due confraternite quella dell’Immacolata di colore azzurro, e quella del Rosario di colore nero. Quella dell’Immacolata sul lato sinistro entrando (l’altare della Madonna del Carmine) mentre quella del Rosario sul lato destro (l’Altare del Gesu’ Morto).
Verso la fine della messa I confratelli cominciavano a vestirsi con camice bianco, cingolo e cappa oppure una semplice stola a secondo del “grado” che si aveva in congrega.
Una volta che la messa era finita ci si preparava per la processione che seguiva un ordine ben preciso. Innanzi il vigile urbano a fare da battistrada (oggigiorno oltre al singolo vigile urbano che precede la processione c’e’ una veicolo che si premura di chiudere le strade e bloccare il traffico agli incroci delle strade dove la Processione passera’ via via). Ad aprire la processione c’erano I bambini dell’Azione Cattolica disposti in ordine di eta' su doppia fila ai lati della strada. I primi due, tre erano tenuti per mano dai catechisti. Dietro di loro quelli piu’ grandicelli fino agli adolescent. In mezzo una giovanetta portava la bandiera dell’Associazione. Continuando c’erano, sempre su due file ai lati della strada gli adulti con la loro bandiera nel mezzo.
Poi venivavo le congreghe. A secondo se la processione era per un Santo in Piazza/Croce oppure Capomoschiano di decideva chi di essa si posizionava per prima. Esse seguivano un ordine simile. Apriva un socio che portava lo stendardo. Una Croce di legno sul cui retro era appuntato un telo ricamatao a forma di pentagono quasi a coprirla. Ai lati due ragazzi con addosso solo una stola con un medaglione con l’immagine dell’Immacolata oppure della Madonna del Rosario a seconda della Congrega che dalle spalle pendeva e si incrociava sul petto.
Cosi’ erano “vestiti” anche I cosidetti fratelli “semplici” che seguivano la Croce . Anch’essi disposti su due file.
Un po’ piu’ indietro c’era un confratello che portava un'altro stendardo, questo a forma di vela con una imagine della Madonna fissato ad un palo alto 5-6 metri con un ciuffo sulla cima. Durante il percorso lo stendardo veniva tenuto largo da due confratelli semplici (due ragazzi) con dei cingoli che correvano dalla cima alla base ognuno ai lati della strada.
Questo stendardo (forse un simbolo di autorita’, quasi come una bandiera) aveva una prerogative molto specifica. Poteva essere portato in processione solo se si trattava della processione del Santissimo Sacramento, del Santo Patrono oppure se era la processione del Santo a cui la Congregazione era intitolata.
Altra peculiarita' era che quando la Statua della Madonna o del Santo si incrociava con lo stendardo (come quando bisognava tornare indietro sulla stessa strada), allora il portatore dello stendardo rendeva omaggio alla Statua abbassandolo per 3 volte di fronte ad essa. Un po’ come nelle cerimonie civili la bandiera di una nazione viene abbassata qundo il capo di quella Nazione le passa davanti. Un segno di rispetto e riconosciuta autorita'.
Dietro I fratelli semplici venivano I membri adulti della confraternita. Essi erano vestiti con un camice bianco, una cappa ed un cappuccino anch’esso bianco che pero’ non copriva la faccia ma, una volta ficcato sulla testa veniva tirato all’indietro a mo’ di “foulard” cosi’ da far vedere il viso.
A dividere I confratelli semplici dagli altri c’era tra le due fila un signore anch’egli con un camice bianco ed il cappuccio ma che invece della cappa aveva una “stola” di traverso (come un Diacono) ed in mano aveva un bastone. Egli era il cerimoniere (maestro di cerimonie).
A chiudere la congrega c’era il “Priore” al centro riconoscibile anche dai 4 fregi che aveva lungo I bordi della cappa, il vice-Priore (con 3 fregi) ed il Segretario/cassiere con due fregi.
La disposizione dei membri delle due congreghe era simile.
Finite le congreghe la processione proseguiva con coloro che portavano candele votive. Spesso scalze, di solito donne, ma a volte anche uomini. Queste erano persone che avevano ricevuto una grazia particolare dalla Madonna o dal Santo e il portare un cero d’avanti alla sua statua durante la processione era un atto di riconoscenza. A partire dagli anni ’80 quando e’ stato formato il gruppo del cosidetto “Medaglione” (una associazione religiosa per il culto alla Madonna della Carita’) I suoi membri si posizionano nella processione prima del gruppo con le candele votive. I membri di questo gruppo indossano una stola da cui penzola un medaglione (da qui il nome) con l’immagine della Madonna della Carita’.
Dopo le persone con le candele ci sono I chierichetti preceduti da una croce. Alla fine della fila di chierichetti c’e’ al centro uno di loro con il turibolo se si tratta della processione del Santissimo. Dietro proprio d’avanti alla statua il Parroco e gli altri sacerdoti se presenti.
La statua e’ portata a spalla da quattro persone due avanti e due indietro che sorreggono una piattaforma in legno (‘a paragna”) che spesso varia e su cui essa e’ fissata. Alcune di esse sono molto antiche, tutte intarsiate e dorate. Di tanto in tanto queste persone si danno il cambio con altre quattro. Nel caso della Statua della Madonna della Carita’, essendo essa molto pesante, i portatori sono sei. Attorno alla statua ci sono in genere altre persone per dare il cambio ai portatori o con delle cassette per raccogliere eventuali offerte dei fedeli lungo il percorso.
Fino ad una decina d’anni fa’ c’era anche l’usanza di portare proprio al fianco della statua un drappo (‘o’ pannetto”) su cui la gente faceva affiggere le offerte. Questa tradizione e’ stata giustamente fatta morire per non dare un senso troppo “materiale” alla processione. A volte si porta pero’ ancora una cassetta dove si possono donare soldi.
Nelle occasioni piu' solenne ai lati della Statua ci sono anche I carabinieri. Una volta in occasione della festa Patronale essi vestivavano in “Grande Uniforme”.
Dietro la statua ci sono le autorita’: il sindaco, la giunta, I consiglieri comunali, autorita’ militari.
Dietro di loro la banda (o bande) musicale e poi il popolo che spesso tra un brano ed un’altro della banda intonava dei canti.
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Lunedi' Di Pentecoste
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In tempi poi non tanto antichi (fino agli anni ’70) il Lunedi’ di Pentecoste era noto a Moschiano non tanto come la festa Patronale ma come il giorno dedicato al pellegrinaggio alla Carita’ da parte degli abitanti di Monteforte Irpino. C’e’ sempre stata in passato una forte sinergia tra gli abitanti di Moschiano e quelli di Monterforte che, anche se divisi topograficamente dal monte Pizzone, sono sempre stati uniti dal punto di vista economico (entrambi hanno una economia basata sull’agricoltura ed in passato la pastorizia), amministrativo (entrambi fanno pate della Provincia di Avellino) e spesso consanguineo (in passato sono stati molti gli abitanti dei due paesi che si sono uniti in matrimonio). Anche se non esiste una via di comunicazione diretta tra I due comuni in passato vi erano moltissimi tratturi che li univano via il passo che e’ a cavallo del Monte Pizzone ed il Monte Serra. Dalla fine dgli anni ’70 con l’estensione della via che da Moschiano porta alla Carita’ vi e’ anche una via asfaltata fin su al monte Pizzone dove e’ stata installata una grossa antenna che funge da ponte radio per le cominicazioni di alcuni enti pubblici e privati..
Come dicevamo negli anni addietro erano moltissimi I pastori di Moschiano e Monteforte che portavano I loro greggi a pascolare al di qua’ ed al di la’ del monte. Questo contribui’ alla diffusione del culto della Madonna della Carita’ oltre Moschiano, nella valle di Monteforte, Mercogliano ed Avellino.
Per tanti anni quindi il Lunedi’ di Pentecoste era conosciuto come il giorno tradizionale per il pellegrinaggio alla Carita’ degli abitanti di Monteforte Irpino senza pero’ mettere in disparte la tradizione dei Moschianesi.
Dagli anni ’70 con lo stabilizzarsi anno dopo anno della pratica di proclamare Pentecoste Festa Patronale a Moschiano, il pellegrinaggio alla Carita’ dei moschianesi si e’ andato sempre piu’ consolidando. Il prof Pasquale Moschiano accenna alla nascita di questa tradizione nel suo libro “Il Santuario della carita’ (p 86 e seg.) ipotizzando che abbia origini antecedenti all’inconorazione della Madonna nel 1886. Nel 1975 in questo giorno si tenne anche la prima Fiaccola della Fede.
Oggigiorno in termini di tradizione ed affluemza al Santuario il Lunedi’ di Pentecoste e paragonabile al Lunedi’ in Albis (meno forse la gara di fuochi pirotecnici). Si parte di nuovo di buon mattino con gli spari giu’ a Moschiano. Il parroco con alcune persone si reca su al Santuario e prepara la Statua della Madonna ponendo il manto delle grandi occasioni. Quello “buono” di un azzuro un po’ piu’ scuro quasi blue, intarsiato lungo I bordi ed al suo interno di fiori dorati brillante opera di ricamo a mano effettuato da sapienti ricamatrici negli anni ’60. Lo spiazzale d’avanti al Santuario e la chiesa sono limpidi e puliti come non mai, opera dell’instancabile e continuo lavoro del custode e di sua moglie. Ora non piu’ ma un tempo si addobbava la Statua della Madonna e del Bambino sulle sue ginocchia con l’oro offerto dai fedeli e con le corone d’oro. Segno dei tempi.
Le Messe, una volta al ritmo di una ogni ora celebrate dai parroci di Moschiano o del vallo e spesso da preti nativi di Moschiano che erano in altre parrocchie, oggi si celebrano piu’ di rado ma non meno di due, tre di cui una nel pomeriggio per permettere a quanta piu’ gente di parteciparvi.
Il parcheggio di fronte al Santuario e’ pieno di auto mentre il sagrato brulica di gente e c’e’ un via vai continuo all’ingresso della Chiesa. Lungo la strada che porta al Monte Pizzone ci sono altre auto parcheggiate e bancherelle di venditori ambulanti. Dal 1973 la gente si riversa anche nel salone attiguo al Santuario mentre membri del comitato festa passano da persona a persona in cerca di una offerta oppure alcuni siedono al tavolo dove tutti possono acquistare di ricordini.
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La Fiaccola della Fede
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Dal racconto di un nostro collaboratore:
“Pasqua del 1975 era passata e alla Carita’ arrivava sempre piu’ gente, ma noi volevamo estendere il culto all Madonna oltre Moschiano e farlo diventare una cosa di tutti I cittadini del vallo di Lauro e oltre e, cosa piu’ importante, coinvolgere tutte le comunita’ e I giovani del vallo.
Comincio’ a circolare l’idea promossa ancora da Don Salvatore di una fiaccolata. Farla di sera da Moschiano al Santuario con tutto il popolo sarebbe stato suggestivo ma poco pratico. Perche’ allora non proporne una sul tipo della fiaccola olimpica a staffetta magari nel pomeriggio del Lunedi di Pentecoste? Saremmo partiti da un’altro Santuario o Parrocchia del Vallo e con una staffetta avremmo portato la fiaccola da quella Chiesa alla Carita’. Naturalmente questo non voleva essero solo un esercizio ginnico ma un simbolo di dedicazione del Vallo ed oltre alla Madonna. Fu proposto di partire da Liveri. Cominciammo a contattare il parroco ed il Padre Guardiano del Convento Di Santa Maria a Parete di Liveri affiche’ potessimo organizzare quest’evento. L’idea fu presentata anche agli altri Parroci del vallo che la condivisero con entusiasmo. Cominciammo a coinvolgere I giovani di tutte le parrocchie che avremmo attraversato per pregare e riflette assieme nonche’ la popolazione tutta con manifesti in tutti I paesi.
Don Salvatore chiese a Maria Pacia (aka “Maria ‘e Cecilia”), che allora era a Roma con le sue sorelle, di procurare delle torce in Vaticano come quelle usate per la Via Crucis del Papa perche’ pensavamo fossero piu’ resistenti agli agenti atmosferici. Ce ne porto’ alcune. Le forze dell’ordine e gli amministratori dei Comuni interessati furono contattati e I relativi permessi concessi.
Il 19 Maggio del 1975 Lunedi’ di Pentecoste venne il grande giorno. Al mattino ci furono le Messe al Santuario con tanta gente. Nel pomeriggio andammo tutti al Santuario di Maria SS a Parete a Liveri. Strada facendo si vedevano gia’ I giovani delle altre Parrocchie prepararsi lungo il percorso. Dopo una cerimonia semplice e delle preghiere al Santuario di Liveri si parti’ col primo tedoforo. La pantera ed alcuni agenti motociclisti della Polizia di Lauro avanti a fare da battistrata e garantire la sicurezza del corteo. Poi la Fiaccola, la macchina di Don Salvatore con le altre fiaccole da usare strada facendo e poi tante altre machine a raccogliere I vari giovani che avevano completato il loro percorso opppure semplicemngte per seguirla fin su al Santuario. Lungo il percorso gente ai lati della strada con Carabinieri di Marzano, Lauro e Quindici e Vigili Urbani dei vari paesi attraversati a garantire la sicurezza di tutti. L’articolo del prof Moschiano (vedi foto) descrive benissimo l’evento.
Non mancarono intoppi. Siccome si andava a passo veloce, trotterellando le fiaccole si consumavano piu’ velocemente. Nell’ultimo chilometro o poco meno non ne avevamo piu’ e si ricorse a delle candele. Gli ultimi tedofori fecero salti mortali (letteralmente) per non scottarsi e far si che la fiaccola non si spegnesse. Nonostante tutto si arrivo’ alla Carita’. Il braciere posto su un piedistallo era li’ davanti all Chiesa. Le campane (ora elettrificate) suonavano a festa. Si aspetto’ che tutta la gente arrivasse e scendesse dalle machine e si aggiungesse a quella gia’ presente. Ce n'era tanta. La Fiaccola (ormai una candela) fu passata al Vescovo Sua Ecc. Guerino Grimaldi sul sagrato del Santuario che accese il braciere li’ posto . Poi si entro’ tutti in Chiesa per la Santa Messa di ringraziamento. Era nata la Fiaccola della Fede.
Nota: Nella foto non si vede Don Salvatore perche’ era nel retro del Santuario. Mentre si aspettava che tutta la gente scendesse dalla machine all’improvviso le campane smisero di suonare. Il gruppo elettrogeno si era fermato. Don Salvatore lascio’ il Vescovo sul sagrato e corse dietro nel cortile. Cosa era successo? Il sottoscritto (che era addetto al funzionamento del gruppo elettorgeno), preso dall’euforia, si era dimenticato di controllare se ci fosse abbastanza combustibile. Non vi dico cosa non mi disse Don Salvatore””.
Da quell lontano 19 Maggio 1975 la Fiaccola della Fede e’ diventata una tradizione e si e’ interrotta solo alcune volte per cause di forza maggiore (come nel 2020 a causa della pandemia da Covid-19). Nei primi anni la partenza veniva spostata di anno in anno da parrocchie a parrocchie del Vallo. Marzano, Quidici, Taurano, etc. Un anno fu deciso perfino di farla partire dal Santuario di San Gerardo Majella a Materdomini. Anche la sua collocazione temporale e’ cambiata. A partire dalla fine degli anni ’80 essa e’ stata spostata ad Agosto per farla coincidere con la Festa. Qualunque sia il giorno o l’occasione in cui si celebra oppure il luogo di partenza, il significato della Fiaccola della Fede resta e la partecipazione del popolo di Moschiano e la collaborazione della Pro Loco resta immutata.
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![]() 1975 Vescovo Grimaldi fiaccola della fed |
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![]() 1975 Prima Fiaccola della Fede |
![]() 2020 fiaccola don mimmo |
![]() Medaglia IV Fiaccola della Fede - Fronte |
![]() Medaglia IV Fiaccola della Fede - Retro |