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Vogliamo qui elencare/ricordare arti, mestieri ed altre cose che un tempo forse erano la caratteristica di Moschiano (e di altri piccoli paesei) ma che oggigiorno sono quasi del tutto scomparsi. Affinche' essi non siano dimenticati perche' di sicuro fanno parte della nostra tradizione e bagaglio culturale e spesso hanno reso l'immagine dell'Italia e di Moschiano grande nel mondo.

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Arti e mestieri

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  Calzolai    

  Pasticciere  

  Allevatore di mucche, pecore e capre  

  Lavoratori della pietra (scalpellini) e costrotturi di mura a secco  

  Zappatori/Contadini

 

 

Altro

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  Frantoi  

  Asini Muli e cavalli  

 Raccolta e carico fieno e legna

 Carruoccioli, Traini e Sciaraballi

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  Arti e Mestieri

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  Calzolai  

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E' da alcuni anni a Moschiano non ci sono piu' calzolai. L'ultimo e' stato...  Si sa che oggi forse si preferisce comprare le scarpe nuove in negozio magari griffate se non addirittura usare sneakers spesso dal costo esageratamente elevato.

Un tempo invece, non tanto lontano, esistevano piccole bottege artigiane dove le scarpe rigorosamente di cuoio venivano "fatte a mano" con tanta pazienza ed arte.

Un volta che i tacchi o le suole delle vecchie scarpe si erano consumate le si portava dal ciabattino per sostiruirle o ripararle.

Per non parlare poi delle scarpe delle persone che andavano a zappare la terra. Scarpe alte, ruvide con sotto le suole le famose "cendrelle" per rendere la suola meno schivolosa e fare piu' presa sul terreno. Per chi non lo sapesse le "cendrelle" erano chiodi molto corti con una "testa" molto larga quasi come le puntine da disegno o "punesse" ma molto piu' forti e resistenti perche' in ferro.

Chi non ricorda come negli anni 60', 70 e '80 a Moschiano vi fossero almeno due ottimi calzolai Gioacchino Lanzella ed Enzo Squitieri. Veri maestri familiarmente conosciuti solo con il loro nome "Giacchino" ed "Enzo".

Oltre a saper come creare una scarpa dal nulla ed aggiustare naturalmente quelle rotte, i loro piccoli negozi fungenvano anche da un centro d'incontro. 

Loro seduti sullo sgabello con il camice a cucire la pelle oppure ad inchiodare i tacchi sempre con delle puntine in bocca dietro ad un piccolo tavolo da lavoro rivolto verso la porta cosi' da poter vedere chi passava. Intorno spesso qualche altra persona oppure l'occasionale cliente che si intratteneva forse anche un po' piu' del previsto e consentito per far compagnia ai "maestri". Dietro di loro o da un lato c'era l'immancabile gabbia con dentro una gazza. 

Chi passava non mancava mai di salutarli oppure far capolino nel negozio anche se per qualche secondo. E loro sempre disponibili e pronti a disseminare saggezza.

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Enzo Squitieri

Enzo Squitieri

Ciabattino
Pasticciere

  Pasticciere  

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Forse pochi lo ricordano ma prima ancora che altre pasticcerie nel vallo diventassero famose a Moschiano ve ne era una in piazza che sfornava dolci dal sapore squisito ed odori da far letteralmente girar la testa.

Era la famosa Pasticceria di "Donna Filomena" ed il responsabile di tutto questo era suo figlio "Don Michele".

Figlio di Vincenzo Buonaiuto e Filomena Manfredi, don Michele imparo' l'arte della pasticcderia da suo padre e, dopo la guerra, divenne uno pasticciere professionale deliziando Moschiano ed il Vallo con le sue creazioni nel bar/pasticceria della sua famiglia in piazza a Moschiano. Emigro' in America (a Poughkeepsie) ed dopo aver lavorato in una pasticceria locala come capo pasticciere nel 1974 apri' un suo negozio (La Deliziosa) dove continuo' a dispensare "delizie" alla comunita' italiana li presentre ed oltre.

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Allevatori

Allevatori di mucche, pecore e capre  

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Chi negli anni '60 e '70 non e' andato almeno per una volta a prendere il latte di mucca "da Martino" (al secolo De Stefano Martino) su a Capomoschiano oppure "da Vicenzino" (Vincenzo Romano) sul Pistiello giu' alla Croce. Questi erano i nostri due "lattai". Martino aveva molte mucche forse circa una ventina ed oltre al fabbisogno dei moschianesi forniva il latte anche alle persone di altri paesi del vallo. Vincenzino ne aveva una o forse due di mucche ed I suoi ‘clienti” erano per lo piu’ persone che abitavano al rione Croce. Forse quando si arrivava vicino alle stalle dove tenevano le mucche l'odore era un po' nauseante, ma volete mettere la gioia di vedere mungere le mucche davanti a voi e correre a casa con il latte fresco? 

Per le pecore e le capre il discorso era diverso anche perche’ la pastorizia costituiva da secoli una importante fonte di reddito. Prova ne e’ la storia della pastorella a cui apparve la Madonna della Carita’.

A Moschiano vi erano parecchie persone che avevano un gregge sia di capre che di pecore anche se spesso non molto numeroso. Un gregge tipico di pecore infatti era costituito da 300-400 capi di bestiame, spesso autoctone ma a volte anche comprate ed importate fin dalla Sicilia. Questo comportava anche la necessita’ di assumere delle persone che potessero aiutare nell’attivata’ (I cosidetti “garzoni”) e di consequenza aveva un riflesso sull’economia locale. Tra i “garzoni” ricordiamo uno in particolare detto “Zomparulo”.

Il pioniere forse di questo tipo di allavemento, quasi a carattere “industriale” diremmo oggi, fu Angelo Mazzocca verso la fine dell’ 800. Il pascolo avveniva nei mesi estivi sui monti e le valli attorno Moschiano ed il prodotto (latte, formaggio e ricotta)m veniva spesso venduto dirattamente sul posto. C’era naturalmente anche la transumanza che avveniva nei mesi di Aprile/Maggio con la salita sui monti e Settembre/Ottobre con il ritorno a valle. Anche se da noi non c’era il mare essa era simile a quella descritta da Gabriele D’Annunzio nella sua poesia  “I Pastori”. Fino agli anni ’60 in quei mesi si vedevano passare per Moschiano questa enorme quantita’ di pecore che quasi “invadevano” la strada principale con I cani che correvano avanti ed indietro ed abbaiavano per tenerle a bada mentre gli animali belavano in continuazione e il tintinnio dei campanelli che avevano al collo lo si poteva sentire da lontano. Il pastore intanto avvolto nel suo manto nero con sotto di essa “la cacciatora” (un capo di vestiario con grosse tasche per poter metterci il pane e dell’acqua) e con cappello fischiava in continuazione per dirigere con maestria I cani ed il suo gregge. Scene d’altri tempi.

Quando Angelo mori’ suo figlio Generoso eridito’ l’attivita’ che gesti’ fino agli inizi degli anni 50 quando essa passo’ a suo figlio Angelo  (conosciuto come “Ngelillo o pecoraro”).

Angelo e sua moglie Ines tenevano le loro pecore su a Santa Cristina, ma almeno una volta alla settimana giravano per Moschiano ed altri paesi fino a Nola con la loro auto vendendo formaggi e ricotta direttamente ai privati oppure rifornivano I negozi della zona incluso la nota pasticceria Santaniello a Lauro. Tale attivita’ cesso’ verso la fine degli anni ’60 quando Angelo e famiglia spostarono la loro attenzione dall pastorizia all’agricoltura specialmente delle castagne.

Occorre naturalmente ricordare che oltre al latte le pecore fornivano anche la lana utilizzata spesso dai locali (chi poteva permetterselo perche’ cara) per fare I famosi e super efficienti “materassi di lana”. Fino alla fine degli anni ‘70 il portone di casa di Angelo Mazzocca e di suo fratello Luigi (detto “o Chichione”) era molto tipico. Esso era di un  colore verde con la parte alta era intarsiata con scene bucoliche rappresentanti appunto dei pastori ed un gregge. Purtroppo e’ andato distrutto data l’usura del tempo. Al suo posto ancora oggi pero’ in quella che e’ ora la casa di Giovanni Mazzocca (figlio del compianto Generoso Mazzocca ispettore di Polizia a sua volta figlio di Angelo) si puo’ ammirare un altro portoncino sempre in legno scolpito da un altro grande artigiano falegname di Moschiano (Nicola Moschiano). Esso mostra scene di pastorizia con pastori, gregge e cani.

Occorre notare che in piazza fino agli anni ’70 c’era’ anche un’altra famiglia che si cimentava nella produzione di ricotta e formaggi ma con latte non di produzione propria: Flora.

L’ultimo ad avere un gregge di pecore a Moschiano negli anni ’90 e’ stato Orlando Aschettino (detto “Nucalone”)

Di persone che allevavno capre invece ve ne erano parecchie sparse un po’ in tutto il paese ma I greggi contavano non piu’ di 20-30 capre ciascuno. Tra gli altri ricordiamo a Capomoschiano Salvatore Dalia e suo figlio Antonio (detto “tatonno o barista”) e Carmine Dalia. . Nel rione Croce c’era invece “Nufrio” con meno di dieci capre che nelle giornate assolate si potevano scorgere dal sagrato d’avanti alla Chiesa dell’Immacolata mentre pascolavano sui pendii del “Pestellone”.

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Portone casa mazzocca (nuovo)

Portone casa mazzocca (nuovo)

Campanelle per pecore

Campanelle per pecore

Campanelle per pecore 2

Campanelle per pecore 2

Scalpellini

  Lavoratori della pietra (scalpellini) e costruttori muri a secco  

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Quello dello scalpellino forse e' un lavoro che pochissimo sanno che esisteva. Anzi a fine '800 ed inzio '900 esso era molto di voga e chi lo praticava era richiesto Chi credete che abbia intarsiato le pietre della facciata del Santuario della Madonna della carita'. Questi artisti della pietra si cimentavano in un lavoro duro che rendeva poco ma che richiedeva tanto sacrificio. Agli inizi del '900 alcuni di essero andaronoa a cercare fortuna in America dove furono molto apprezzati. Tra gli altri ricordiamo Francesco Addeo che verso la fine dell'800 sbarco' in America e si stabili a Rochester (NY) dove la sua famiglia lo raggiunse agli inizi del '900 e dove mori. 

Un lovoro derivato se vogliamo da quello dello scapellino era quello della messa in posa di muri a secco (cioe' senza calce) di pietra. Per costruire mura di pietra a secco ci vuole tanta maestria. Anche questo lavoro e' andato pian piano scomparendo. Quando andate alla carita' e siete su all'ultimo tornante della strada prima del Santuario, alzate e gli occhi ed ammirate le mura che si stagliano su per la collina impervia della Serra oppure quelli che vedete ancora su per la via della Crocella a Capomoschiano. Chi credete che le abbia costruite? Sono li' da tanti anni testimonianza di un lavoro certosino fatta da gente che ci teneva per la propria terra. Tra gli ultimi a fare questo lavoro ricordiamo "Peppe e Garibaldi" di Capomoschianoe Giuseppe Manzi del rione Croce.

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Frantoi

  Altro

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  Frantoi  

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C'erano una volta Moschiano 3 frantoi per le ulive, due in Piazza ed uno al rione Croce. Di quelli storici, in Piazza uno era situato in Vico San Rocco ed era gestito da Vittorio Settembre (detto "Baffone" per i suoi inconfondibili baffi (quasi alla "Stalin"), aiutato dal compianto figlio ed amico Rizziero (detto "il cavaliere") e l'altro in piazza proprio di fronte alla chiesa attiguo al negozio di generi alimentari e sale e tabacchi gestito da Carmine Volino, la moglie Tuccella ed aiutato dai suoi genitori (Biondina e Domenico) nonche' dai loro figli. Oltre al frantoio Vittorio Settembre aveva anche una "Taverna" dove produceva e vendeva dell'ottimo vino.

Il frantoio alla croce invece era di piu' recente costruzione e fu gestito fino alla sua chiusura da Mario Fiore marito di "Cecchina". Quando i Volino si trasferirono a Lauro dove ancora oggi gestiscono un rinomato 9e forse l'ultimo del vallo) frantoio, Mario e Checchina rilevarono il negozio di generi alimentari, sali e tabacchi e per un po' anche il frantoio in piazza.

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Asini
Cavalli aschettino 1969

Cavalli aschettino 1969

Cavalli Aschettino

Cavalli Aschettino

Asini, Muli e Cavalli   

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Di cavalli a Moschiano oggigiorno se ne possono vedere ancora alcuni ma i loro proprietari li hanno per hobby piuttosto che per necessita'. Non era cosi' negli anni addietro dove cavalli (chi poteva permetterselo), asini a muli erano molto piu' comuni per le strade e case di Moschiano e venivano usati nel lavoro dei campi.

Sembra di vedere ancora gli asini o i muli con i loro sacchidi nocciole o castagne o con delle fascine sulla loro groppa procedere con passo lento su e giu' per i tratturi e valloni. Ancora restiamo meravigliati di tanto forza e senso dell'equilibrio quando con fare incerto camminavano lungo i bordi dei precipizi. 

Oppure cavalli tirare il carretto pieno di fieno o tronchi di alberi che dovevano poi essere scorticati ed essiccati.

Qualcuno piu' anziano certamente ricordera' anche come essi quando erano attaccati ai carretti per trasportare fascine, fieno e pali da Moschiano a Nola servivano anche come mezzo di locomozione per andare o tornare a/da scuola.

Uno degli ultimi a scomparire negli anni '70 e' stato quello di Armando "o cocchiere".

Pian piano sono andati scomparendo sostituiti da furgoncini e fuoristrada, ma la loro opera ed il loro contributo per il progresso non puo' essere dimenticata.

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