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Amarcord Anni '70
Il Decennio che ci ha formato

1980 - Il terremoto
(Pubblicato 20 Agosto 2020)

Poi venne il 23 Novembre. Ricordo benissimo quella Domenica sera.  Erano verso le 7:30 di sera. Carmine Rega, Salvatore Aschettino ed io eravamo in piazza in cerca di Michele Vona. per una partita a carte da “Minuccio”. Ci dissero che Michele era su da Don Peppino. Io avevo parcheggiato in Piazza la Diana gialla di mio fratello Enzo perche’ pensavo di uscire con la mia ragazza, ma lei faceva tardi in Parrocchia. Carmine, Salvatore ed io decidemmo di andare a Capomoschiano a prendere Michele. Arrivati sullo spiazzale davanti alla Chiesa salii su mentre Carmine e Salvatore rimasero in macchina. Per televisione davano il secondo tempo della partita Juventus-Inter. Chiesi a Michele di scendere ma lui disse di aspettare alcuni minuti per vedere la fine dell’incontro. Restai anche io. All’improvviso, Il soffitto comincio’ ad ondeggiare, si sentiva un rumore come un tuono prolungato o un treno. il televisore comincio’ a muoversi, Don Peppino corse per agguantarlo ed evitare che cadesse.  Cadde invece la vetrinetta accanto al televisore e lo intrappolo’. Qualcuno grido’: il terremoto. Scappammo tutti giu’ per le scale. Alla fine delle scale Gietta cadde. Noi presi dalla paura le passammo sopra ma tutti ci fermammo sulla soglia della sacrestia a guardare il campanile. Oscillava paurosamente. Ricordo dietro di me I vari Cherubina, Rosetta, Gietta, Girolamo, Luigi ed altri indecisi sul da farsi. Michele era uscito sul sagrato ma torno’ indietro perche’ non sapeva dove andare. Quando il tremore fini’ scappammo tutti fuori. La mia macchina non c’era’ piu’. Mi fu poi detto dopo che Salvatore e Carmine stanchi di aspettare l’avevano portata giu’ al vicolo della Chiesa. Michele ed altri fuggirono giu’ per il vicolo. Mi fu detto che ad un certo punto qualcuno diede a Michele un bambino da tenere in braccio perche’ alcune case erano cadute giu’ al vicolo (vedi foto) e si cercavano superstiti tra le macerie.  Michele lo fece anche se voleva correre a casa sua. Io scappai invece su per la via della Carita’. Appena passato il campanile trovai “Cristinella”. Era davanti al portone della sua casa. Mi vide e mi fermo’ implorandomi di non andare via. Cercai di calmarla e le chiesi se a casa sua era tutto a posto. Mi disse di si, ma temeva per me. Le risposi che io dovevo andare giu’ alla Croce per accertarmi dei miei. La lasciai. Correndo lungo la strada della Carita’ ricordo la luna sul cielo di San Teodoro che brillava, Il silenzio che calo’ quando la scossa fini’ e poi le urla che salivano e l’abbaiare dei cani. Strada facendo incontrai qualcuno che correva nel senso opposto. Ci incrociammo. Dopo alcuni passi ci riconoscemmo. Era mio fratello Enzo che sapendo che ero a Capomoschiano stava venendo a cercarmi. Decidemmo di andare a casa per vie diverse. Lui con la macchina in caso servisse per portare feriti all’ospedale, io continuando per la via della Carita’. Gli diedi le chiavi della macchina che lui aveva visto in piazza. Carmine e Salvatore l’avevano portata fin li a motore spento. Essi si erano salvati grazie al loro spirito goliardico. Fossero rimasti dove avevano parcheggiato nel vicolo una volta lasciato il sagrato della Chiesa  il muro di una casa sarebbe crollato su di loro.

Fortunatament a Moschiano ci furono si tanti danni, sopratutto a Capomoschiano, ma solo qualche ferito lieve. Inutile dire che quella notte la si passo’ in auto sobbalzando ad ogni nuova scossa.  Ricordo che ce ne fu un’altra molto forte verso l’una di notte.

Il giorno dopo il Sindaco Mimi’ e membri del consiglio comunale fecero un giro per Moschiano per fare una valutazione dei danni. Le persone che non poteva tornare a casa loro furono sistemate nell’edificio scolastico.

Nei giorni seguenti la macchina dei soccorsi tardava a mettersi in moto. Ricordo una presa in giro sui giornali dell’epoca dove si faceva una specie di “classifica”: Primo arrivato il Presidente della Repubblica (Pertini). Secondo arrivato il Papa (San Giovanni Paolo II). Fuori tempo massimo I soccorsi. Un po’ macraba ma rispecchiava la realta’.

Noi giovani della Pro Loco e non decidemmo che non potevamo stare con le mani in mano mentre l’Irpinia soffriva. Con l’aiuto del panettiere Guido Addeo che mise a disposizione il materiale primo (la farina) ed I macchinari lo aiutammo ad impastare diversi quintali di pane. Lavorammo tutta la notte. Al mattino riempimmo il camion di Pio Addeo di pane e ci si avvio’ per l’Alta Irpinia per distribuirlo gratis a chi ne aveva bisogno. Io non andai ma dal racconto di Pio ed altri sembra che trovarono per strada persone molte educate e generose. Prendevano solo quello di cui avevano bisogno invogliando ad andare avanti da chi era piu’ in difficolta’. Il pane fu distribuito persino ai soldati dell’esercito che erano arrivati li completamente impreparati.

La settimana successiva arrivo’ a Moschiano una colonna di camions con dei giovani volontari da un paesino della Lombardia (non ricordo il nome). Portarono ogni ben di Dio. Dai vestitini per I bambini agli spazzolini da denti. Ricordo che c’era una bambolina con un biglietto di una bambina della Lombardia che diceva piu’ o meno: “Cara bambina terremotata spero che stai bene. Ti mando la mia bambola per giocare”. Riempimmo le stanze del primo piano del Comune (la sede della Pro-Loco ed altre) e fummo costretti a mettere della roba anche nel garage dell’Avv Pietro Manfredi all’epoca Segretario Comunale. Pioveva a dirotto e uno dei camion aveva rotto I tergicristalli. Imperterriti i volontari non si fermarono. L’autista e la persona al suo fianco avevano attaccato dello spago e tiravano a turno per pulire I vetri pur di far presto con I soccorsi. Per essere sicuri che la roba non “scomparisse” decidemmo che noi giovanni avremmo fatto I turni di notte per tenere tutta quella roba al sicuro. Io feci il turno com Michele Esposito (“Il ragioniere”). Ad un certo punto sentimmo un rumore. Corremmo giu’ per vedere se c’era qualcuno. Non c’era nessuno. Era il terremoto che continuava e faceva oscillare la stufa a legna.

I giovani volontari portarono anche delle tende che furono sistemate dietro l’edificio scolastico. Purtroppo l’incivilta’ di alcuni nostri compaesani si manifesto’ in quella occasione: vi andarano a parcheggiare le loro machine in quelle tende e le distrussero.

Nei giorni seguenti fu montata in piazza una grande tenta militare offerta dall’esercito Tedesco. Don Salvatore Pierro vi celebrava la S. Messa.

Io in quel periodo lavoravo a Napoli presso la compagnia di Software ElComIt. Uno dei soci era un noto assicuratore di Napoli (Dott. Gianni Marone). Sapendo del disastro mi chiamo’ per assicurarsi di come stavo. Mi chiese se avessimo bisogno di qualche cosa personalmente o per il paese. Lui era molto amico di persone che erano disposte a mandare aiuti. Gli dissi di no, ma lui insistette. Io allora parlai col Sindaco Mimi’ ed I Parroci presentandogli questa opportunita’. Mi dissero di accettare e lasciar fare ai benefettori. Il giorno dopo mandammo due furgoncini a Napoli. Ritornarono con centinaia di coperte (credo piu’ di 500), generi alimentari ed altro. Tutto fu distribuito nei giorni seguenti anche se, bisogna dirlo, molte persone non si comportarono in modo civile. Nei giorni successivi trovammo un sacco di roba buttata nel lagno. Naturalmente ci furono delle polemiche ma lasciarono il tempo che trovarono. Noi avevamo agito secondo coscienza. Il resto e’  Storia."

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