Nell’81 il decennio che era cominciato sull’onda della rivoluzione studentesca del ’68, l’invasione Russa della Czechoslovakia ed il grido di liberta’ soppresso di Dubcek, Svoboda e Jan Palach andava chiudendosi grazie anche a Papa Giovanni Paolo II con un altro grido di liberta’ di Solidarnoshc, Lec Walesa e del Popolo Polacco l’anno prima.

A Moschiano si continuava con le iniziative a cui avevamo dato vita negli anni precedenti e che ormai erano diventate realta’ nella vita di Moschiano e che tutti aspettavano con cadenza fissa. Si svolse la 5th Fiaccola della fede. In Agosto durante L’Estate Moschianese mettemmo in scena in Piazza “Figlia Mariterebbesi” della Prof.ssa Anna Laura Palumbieri (aka “Donna Anna”). Questa commedia faceva parte di una serie di lavori the la Prof.ssa Paumbieri aveva scritto molti anni prima (ricordiamo anche “Pulcinella fidanzato suo malgrado”) e che erano gia’ stati messi in scena negli anni ’60 come una delle attivita’ del Circolo Culturale citato in precedenza.
Ci fu ancora la Sagra della Castagna. Ricordo che mentre cucinavamo I dolci da distribuire alla Sagra su a casa di Marco, io e lui avemmo un battibecco al punto che Marco afferro’ tutte le pentole dove stavamo preparando I dolci e le fece rotolare lungo il corridoio. La Signora Giuseppina fece da paciere. Il giorno dopo eravamo tutti in Piazza per la Sagra. Non era successo niente. Da persone che si rispettavano sapevamo che potevamo avere delle divergenze ma sapevamo anche che per il bene di tutti e di Moschiano dovevamo mettere da parte il nostro “ego”. Cosi’ fu. Amici come e piu’ di prima. I giovani di Capomoschiano si erano inventati dei nuovi giochi che proposero durante la seconda serata della Sagra.
Voglio ricordare anche un episodio nella sede giovanile in Parrocchia in Piazza. Era il Giovedi’Santo e da poco avevamo finito con la celebrazione della Cena del Signore e la deposizione nel Santo Sepolcro. Verso la fine della cerimonia l’organo elettrico si ruppe. Dopo la funzione mentre fuori si svolgeva il tradizione passeggio e “la visita ai Sepolcri”, noi (Lino, Gianni, Enzo, Sergio, io e tanti altri) eravamo tutti in sede attorno all’organo per vedere cosa si poteva fare. Oramai eravamo quasi tutti laureati e alcuni lavoravano da anni. Don Salvatore come al solito ci spronava prendendoci in giro e dicendo che anche con la laurea in Fisica, Ingegneria, Legge, Medicina, etc non sapevamo poi aggiustare una cosa semplice. Posammo l’organo sul pavimento. Lo voltammo e cominciammo ad aprirlo. Don Salvatore ci diede lo schema elettrico. Cominciammo a seguirlo passo passo e a verificare tutti I circuiti. Di tanto in tanto Donna Vincenza la mamma di don Salvatore (“La Signora”) si affacciava e chiedeva se avessimo risolto il problema. Noi continuammo forse per circa un’ora. Alla fine arrivammo ad un fusibile che era chiaramente guasto. Ah ah. Lo sostituimmo e voila’ l’organo ricomincio’ a funzionare. Eravamo a posto per la Veglia Pasquale. Inutile dire che Don Salvatore continuo’ a prenderci in giro dicendo che invece di perdere tempo con il circuito guardare il fusibile doveva essere la prima cosa da fare. Aveva ragione (come al solito). Ma noi in quella ennesima “c$%%*ata” scorgemmo un certo senso di orgoglio nei suoi occhi. I suoi ragazzi finalmente erano cresciuti ed affronatavano le situazioni da “professionisti”. 

Venne l’82. La primavera della nostra vita volgeva al tramonto. In Piazza si continuava con L’Estate Moschianese. Il 15 Agosto a Capomoschiano ci fu ancora la “Festa dell’Amicizia”, ma la vita da adulti ci aspettava. Quel 16 Agosto l’aereo della Pan Am era gia’ pronto sulla pista. Dopo tanti amici l’America aspettava anche me. Era giunto il tempo che andassimo per il mondo ad insegnare a nostra volta quello che avevamo imparato fino ad allora senza mai dimenticare che nella vita c’e’ sempre da imparare. Le partite questa volta sarebbero state vere. I sogni e le speranze , le conquiste ed I fallimenti, “le discese ardite e le risalite” si sarebbero transformate in realta’ quotidiane. Noi ci sentivamo pronti. Qualche anno dopo avrei coinvolto anche Rosetta in questa nuova avventura. Lei, come sempre, mi seguiva ovunque. Ma la forza del gruppo non si fermo’. Continuo’ ancora per tanti altri anni (Vedi foto nel Salone alla Carita’ (1983)) e ancora continua. Nuove leve si unirono. Lasciamo a loro il compito di ricordare. Noi ci fermiamo qui.

Don Salvatore, Don Peppino, Suor Pia, Mimi’, Pietro, Lino, Marco, Rizziero (Il “cavaliere”), Mast’Aniello, Giovanni, Gietta, I nostri genitori e tanti altri amici e familiari che ho citato o meno in questo racconto vivono oramai solo nel nostro ricordo. Gli anni sono passati.

“I ragazzi di ieri sono diventati I nonni di oggi”, ma lo spirito rimane.

La torcia e’ stata passata alle nuove generazioni. Tenetela viva. Che risplenda nella notte. Sopratutto la notte dell’ignoranza, delle divisioni, del “me ne frego”, del “qui non si fa mai niente”. Siate protagonisti ma non vi ammalate di protagonismo. Ricordate che “Le idee sono come le stelle, che non le spegne il temporale”. Siate curiosi. studiate, osservate, analizzate, imparate, mettete in pratica. Ma sempre con rispetto, positivita’, amore, fede.

Mettetevi per un attimo al posto della Madonna della Carita’ e guardate quello che Lei guarda dal suo trono. Oltre il muretto, lo spiazzale, gli alberi I monti.

Lontano. Oltre il tempo e lo spazio.

C’e un mondo intero che ci/vi aspetta ed ha bisogno di noi/voi.

Mettetevi  in gioco. Rischiate. E sopratutto non abbiate paura.  Mai.

P.S. Voglio ringraziare tutti coloro che mi hanno aiutato a ricostruire gli eventi raccontati ed hanno contribuito con foto ed altro materiale, e tutti voi che avete avuto la pazienza di leggere questo lungo diario.

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Carmine Manfredi

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