
Pro Loco Michele Caputo
Moschiano (Av)


Associazione Culturale e Sociale apolitica e non a fini di lucro
Ultimo Aggiornamento 1 Ottobre 2025
IL MARRONE DI SANTA CRISTINA
La storia del Marrone di Santa Cristina è antichissima, almeno quanto il luogo ove esso ha trovato origine e che gli ha dato il nome. Come è già riportato in altre pagine, esso è immerso in freschi ed imponenti castagneti. Castagneti presenti allo stato naturale da tempo immemorabile e che l’opera preziosa dell’uomo, nel corso dei secoli, ha provveduto a migliorare e ad esaltarne la produzione e la qualità dei frutti.
Si ritiene che questa varietà, che le sue caratteristiche la rendono più simile ad un marrone che a una castagna, fu selezionata oltre un secolo fa, scelta tra quelle esistenti nella zona, perché di ottimo pregio qualitativo e ben rispondente alle condizioni pedoclimatiche locali. La narrazione che si tramandava in passato oralmente, di generazione in generazione, convinse anche i primi esperti che ne descrissero le caratteristiche pomologiche a chiamarlo, appunto, “Marrone di Santa Cristina”.
Una cultivar che col tempo andò diffondendosi nei diversi comuni montani del comprensorio, tanto che alcuni gli attribuirono un secondo nome, un sinonimo, marrone del Vallo di Lauro, per consacrarne la presenza in tutta l'area geografica ove era presente.
La sua consacrazione, come varietà irpina tipica e di pregio, avvenne a partire dagli anni ’70 del secolo scorso, ad opera degli agronomi e forestali dell’Ispettorato agrario e dell’Ispettorato forestale di Avellino, che ne esaltarono, nei loro rapporti, i pregi e le caratteristiche. In tali annotazioni, che i ricercatori universitari confermarono, si riportava anche che tale castagna non aveva nulla da invidiare a quelle più famose della provincia irpina: la Castagna di Montella e la Castagna di Serino.
Ma le prime vere iniziative di valorizzazione del Marrone di Santa Cristina furono compiute dagli abitanti di Moschiano che, a partire del 1980, vollero dedicare, al prezioso frutto, una Sagra che ne celebrasse l’importanza anche economica per il territorio. Da allora, la varietà è stata riconosciuta da tutti di assoluto pregio e fu inserita, su proposta della Regione Campania, nell’Elenco nazionale delle Produzioni Agroalimentari Tradizionali (PAT) pubblicato in Gazzetta Ufficiale nel luglio 2000.
Infine, nel 2025, si è costituito il Comitato promotore per la registrazione della denominazione “Marrone di Santa Cristina” come IGP che presenterà a breve la domanda di riconoscimento all’Unione Europea per il tramite del Ministero dell’Agricoltura.
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Descrizione:
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Il frutto è di pezzatura medio-grossa. Infatti, il numero medio di frutti per kg. è tra i 60 e i 90. L’ottima pezzatura dei frutti è uno dei principali caratteri distintivi del prodotto. La forma è tendenzialmente rotondeggiante, per lo più asimmetrica. L’apice da acuto ad aperto, con pelosità mediamente estesa. Il pericarpo (la buccia) è di colore castano bruno, tendenzialmente rossastro, lucido brillante, con striature scure, evidenti. Esso è poco elastico e per lo più sottile, di consistenza tenace. L’ilo ha forma per lo più rettangolare e scarsa peluria residua, linea di contorno regolare. La torcia, mediamente lunga, curvata ed inserita obliquamente all’apice del frutto.
L’episperma (membrana) è mediamente aderente al seme, sottile, di colore marrone-rossiccio chiaro, con nervature più scure ed evidenti, poco aderente al seme, nel quale penetra leggermente, distaccabile al momento della pelatura o sbucciatura (entrambe considerate caratteristiche di pregio in una castagna). Infatti, la percentuale di frutti settati non supera il 10%. Il seme (la parte edibile) è di colore bianco latteo, con solcature piuttosto superficiali e cavità intercotiledonare appena accennata; la polpa è soda e croccante, non farinosa, dal sapore da dolce a molto dolce. Rari sono i frutti spaccati alla raccolta.
I frutti del Marrone di Santa Cristina sono nutrienti e digeribili che rispondono alle attuali esigenze dei consumatori, sempre più orientati verso cibi naturali e genuini che apportino sostanze biologicamente attive, fondamentali per una sana alimentazione. A differenza della maggior parte dei frutti a polpa, il contenuto idrico è relativamente modesto, infatti nel prodotto fresco si aggira intorno a valori del 50% (massimo 60%), che scende, nelle castagne essiccate, intorno al 10%.
Da analisi fisico-chimiche fatte nel 2024 dall’Istituto di Scienze dell’Alimentazione del CNR di Avellino, su castagne fresche ed essiccate, i valori riscontrati confermano che il Marrone di Santa Cristina è un prodotto di ottima qualità, con contenuti elevati di macronutrienti e con un buon tenore zuccherino, in entrambe le categorie commerciali.
A cura del Comitato Promotore Registrazione Denominazione “Marrone di Santa Cristina” IGP
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![]() 1980 Prima Sagra Castagna |
![]() 1981 Sagra Castagna |
![]() Castagne a NY USA |
![]() Castagne 2 |